
Sanità Pubblica Italiana: un Sistema sotto attacco, l’allarme del dottor Pietro Luigi Garavelli
La Sanità pubblica italiana è vittima di un progressivo e sistematico smantellamento che dura da almeno trent’anni.
A lanciare un grido d’allarme forte e chiaro è il dottor Garavelli, medico infettivologo di fama internazionale, che denuncia come questo processo sia stato iniziato con la riforma Balduzzi, la quale ha imposto alla Sanità italiana tagli lineari senza tenere conto delle profonde differenze geografiche, demografiche ed epidemiologiche del nostro Paese. I tagli poi sono proseguiti in modo sistematico fino a sottrarre alla Sanità pubblica italiana decine e decine di miliardi.
Questo modello di tagli ha colpito indistintamente, ignorando le esigenze specifiche dei territori, delle infrastrutture e della composizione della popolazione.
Il dottor Garavelli sottolinea come il problema non riguardi soltanto la Sanità pubblica, ma anche quella privata, che in Italia sopravvive grazie alle convenzioni con il sistema pubblico e quindi viene finanziata con soldi dei contribuenti.
Il risultato è che entrambe le facce della stessa medaglia sono ormai cronicamente sottofinanziate.
Il finanziamento della sanità italiana è oggi pari al 6% del PIL, la metà di quanto investono Paesi come Francia e Germania, un livello insostenibile ed insufficiente per un sistema sanitario moderno che deve far fronte a costi crescenti legati alle nuove tecnologie e ai farmaci innovativi.
Secondo il dottor Garavelli, questa scelta non è casuale ma rientra in un disegno preciso legato al modello iper-liberista che si sta imponendo anche in Europa, importato dal sistema americano dove sanità, istruzione e previdenza sociale sono considerati pesi di cui lo Stato se ne deve liberare.
Questo modello distrugge il welfare e mina la tenuta sociale, e, purtroppo, adottato anche in Italia, complice una classe politica priva di visione e asservita agli interessi dei grandi fondi finanziari e alle logiche geopolitiche, come dimostrato dal recente programmato aumento delle spese militari a scapito del welfare.
Di fronte a questa deriva, Garavelli lancia un appello ai cittadini, invitandoli a ‘svegliarsi’, a informarsi e a non votare più in modo acritico, perché sono proprio loro con il loro voto gli unici padroni del proprio futuro.
A livello regionale, la situazione del Piemonte è drammatica, essendo una delle regioni che ha maggiormente tagliato negli ultimi decenni.
La sanità piemontese è stata storicamente sottofinanziata rispetto a regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e questo ha portato alla chiusura di decine di ospedali e alla drastica riduzione dei primariati e dei posti letto, soprattutto dopo la riforma Balduzzi e grazie al tandem Saitta-Moirano che ha guidato queste scelte.
La provincia di Alessandria, nello specifico, è caratterizzata da un eccesso di piccoli ospedali che non sono più in grado di gestire le patologie acute e le emergenze per mancanza di personale qualificato e di tecnologie adeguate.
Il mantenimento di queste strutture costa moltissimo e porterà inevitabilmente a tagli sul personale e sulle attrezzature. I cittadini sempre più spesso sono costretti ad attese interminabili nei pronto soccorso prima di ricevere l’assistenza sanitaria necessaria.
La soluzione, secondo Garavelli, non è quella di chiudere tutto né quella di mantenere tutto, ma di operare una valutazione seria e competente basata sulle esigenze reali del territorio, dialogando con i sindaci ma senza cedere a richieste insensate che porterebbero, come ironizza, ad avere la cardiochirurgia anche nei paesi da ventimila abitanti.
Serve una pianificazione razionale, che sappia distinguere cosa deve essere centralizzato nei grandi ospedali e cosa può essere mantenuto a livello locale come presidio territoriale, sempre però garantendo sicurezza, competenza e tempestività delle cure.
Vanni CENETTA
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