Essere la luce del mondo: la chiamata del cristiano a illuminare l’oscurità con la vita di Cristo

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“Voi siete la luce del mondo; una città collocata sopra un monte non può rimanere nascosta” (Matteo 5:14).

Con queste parole, Gesù non fa un semplice complimento, ma affidò ai suoi discepoli un’identità e una missione: essere luce, visibile, evidente, necessaria.

In un mondo che spesso preferisce le tenebre perché “le loro opere erano malvagie” (Giovanni 3:19), il cristiano è chiamato a risplendere, non di luce propria, ma riflettendo quella del Cristo risorto.

La luce, nella Bibbia, è sin dall’inizio segno di vita, ordine e presenza di Dio.

“Dio disse: ‘Sia la luce!’ E la luce fu” (Genesi 1:3).

Non si può parlare di luce senza parlare del Dio che l’ha creata e che, ancora oggi, la offre gratuitamente a chiunque voglia accoglierla.

La luce separa le tenebre, le definisce e le respinge.

Così, chi ha incontrato Cristo non può più convivere con le zone d’ombra della propria vita: la luce svela, purifica, trasforma.

Essere luce, dunque, non è semplicemente “essere buoni”, ma è permettere a Dio di vivere dentro di noi, come afferma Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2:20).

È la sua presenza che ci rende luminosi.

Essere luce significa portare speranza dove regna la disperazione, verità dove si diffonde la menzogna, misericordia dove abbonda il giudizio, giustizia dove domina l’ingiustizia.

“Infatti un tempo eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore.

Comportatevi come figli di luce” (Efesini 5:8).

Paolo ci ricorda che non si tratta solo di un’identità da accettare, ma di una condotta da incarnare.

Ogni scelta, ogni parola, ogni azione diventa una possibilità per illuminare, oppure per spegnere.

Per questo, vivere nella luce richiede vigilanza, coerenza, umiltà e comunione costante con Dio.

Ed è proprio nel vivere ogni giorno in comunione con il Padre che riconosciamo da dove proviene ogni bene: “Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre della luce, presso il quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Giacomo 1:17).

È da Lui che riceviamo la luce che possiamo poi riflettere, con umiltà e fedeltà, nella nostra vita quotidiana.

Non siamo chiamati a fingere che non ci sia il buio, ma a brillare proprio in mezzo a esso.

Gesù stesso dichiarò: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12).

Seguire Cristo significa camminare illuminati, ma anche diventare segno per altri.

La luce che riceviamo non va trattenuta, ma donata.

Una candela accesa può dare fuoco a mille altre senza perdere nulla della sua fiamma: così dovrebbe essere la nostra fede.

Il libro dell’Apocalisse ci offre uno sguardo finale sul destino eterno dei figli della luce: “Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà” (Apocalisse 22:5).

Questa non è solo una speranza futura, è una verità che ha già iniziato a realizzarsi in noi.

Quando lasciamo che Dio abiti pienamente nel nostro cuore, iniziamo a vivere già adesso un’anticipazione del cielo.

Essere luce del mondo significa vivere ogni giorno con uno scopo più alto: non accontentarsi della mediocrità, non lasciarsi spegnere dalle prove, non imitare le logiche di questo tempo.

Come dice Paolo in Romani 12:2 “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente”.

Questo rinnovamento viene dalla luce di Cristo che abita in noi.

Alla fine, la luce non è solo qualcosa che mostriamo, ma qualcosa che siamo, perché Cristo è in noi.

La nostra luce non è fatta di applausi o performance, ma della presenza silenziosa e reale dello Spirito Santo che ci guida e ci rende capaci di amare anche dove l’amore sembra impossibile.

Essere la luce del mondo è un dono e una responsabilità.

È camminare con Cristo per diventare, giorno dopo giorno, trasparenza del Suo amore.

È lasciare che la nostra vita trasformata sia una testimonianza vivente che grida, anche senza parole: “La luce ha vinto, e non si spegnerà mai”.

Fabio BOLDRIN

Sara BORGOGLIO

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