“Il deposito nucleare? Necessario, ma la politica non influenzi i tecnici”

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foto sogin.it

Dove realizzare il nuovo sito di stoccaggio nazionale delle scorie nucleari? Il dibattito è più che mai vivace ed aperto, dal momento che ci sarebbero ipotesi di luoghi idonei in provincia e in quelle limitrofe. Ecco il pensiero di un lettore.

Credo sia doveroso affrontare il tema dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi, sul quale si sta molto dibattendo in questo periodo grazie all’intervento del Comitato “Gente del territorio” che si sta adoperando per ostacolare il possibile collocamento del deposito nazionale nel nostro territorio. Innanzitutto occorre fare alcune precisazioni importanti che riporto dal sito di SOGIN: 

  1. L’Unione Europea (articolo 4 della Direttiva 2011/70) prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a molto bassa e bassa attività. Per sistemare definitivamente i rifiuti a media e alta attività, alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno la possibilità di studiare la localizzazione di un deposito profondo (geologico) comune in Europa allo scopo di fruire dei potenziali vantaggi di una soluzione ottimizzata in termini di quantità di rifiuti, costi e tempi di realizzazione, così come prospettato dalla Direttiva EURATOM 2011/70.
  2. Né i depositi temporanei né i siti che li ospitano sono idonei alla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi. Infatti i depositi temporanei presenti nelle installazioni nucleari italiane attualmente in fase di smantellamento, sono strutture con una vita di progetto di circa 50 anni, in conformità alla specifica normativa tecnica nazionale ed internazionale in materia, volta alla garanzia della sicurezza dei depositi stessi, riguardo ai lavoratori, alla popolazione e all’ambiente. Tali depositi sono sottoposti a dei periodici interventi di manutenzione e al termine della vita di progetto è programmata una rivalorizzazione di adeguamento generale. Progressivamente stanno esaurendo le loro capacità ricettive e in un futuro prossimo dovranno essere, oltre che costantemente mantenuti a norma, ampliati o raddoppiati.  Per lo smaltimento definitivo è necessario un deposito dotato di barriere ingegneristiche che congiuntamente alle caratteristiche del sito potenzialmente idoneo, possano garantire l’isolamento dei rifiuti radioattivi dall’ambiente fino al decadimento della radioattività a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Da questi due punti si evince che il territorio italiano sia attualmente disseminato di siti, poco sicuri, di stoccaggio dei rifiuti; sono 19 per la precisione di cui 10 distribuiti fra Piemonte, Liguria e Lombardia. Sembra scontato ma forse non lo è per chi ha adottato lo slogan “Nè qui, né altrove”, riferendosi alla necessità di costruire un deposito, ma i rifiuti CI SONO e da qualche parte vanno messi in sicurezza. Non solo ci sono i rifiuti attualmente presenti, ci sono anche i rifiuti che la Francia sta conservando per noi, rifiuti di cui noi dovremo farci carico nel 2026 poiché oltre quella data la Francia non intende più conservarli per noi. Questi rifiuti in particolare, sono la quota derivante dalla produzione di energia elettrica, prodotta nelle centrali nucleari francesi (quasi 50), che noi acquistiamo da loro per raggiungere la quota necessaria al sostentamento energetico del nostro paese con un’incidenza del 15% sul totale. Oltre a questi, occorre ancora contare la quota di rifiuti che continuiamo quotidianamente a produrre attraverso svariate attività, fra le quali la più rilevante è quella ospedaliera. Sì, i nostri ospedali, per curare i nostri pazienti, producano quotidianamente rifiuti radioattivi e non credo sia pensabile decidere di smettere di produrli a scapito dei malati, quindi ancora una volta: i rifiuti ci sono, continuiamo a produrne, e da qualche parte vanno messi. Sono tanti? In realtà meno di quanto si creda, il loro volume, in termini di spazio occupato è decisamente inferiore rispetto ai volumi di altri agenti altamente inquinanti che la nostra civiltà continua a produrre e che tutti noi, più o meno consapevolmente, continuiamo a sfruttare per mantenere il nostro stile di vita. 

Chi ne paga le conseguenze? La popolazione occidentale senza ombra di dubbio, che è sempre più esposta a fattori cancerogeni; ma badate bene, la nostra esposizione alle polveri fini presenti nell’aria che respiriamo nelle città della pianura padana ad esempio, è infinitamente più pericolosa, in chiave statistica, rispetto alla potenziale esposizione ad agenti radioattivi conservati in un deposito dedicato. A pagarne le conseguenze, senza alcun beneficio, sono poi le popolazioni africane che si ritrovano discariche infinite, di cui nessuno parla, nei loro territori, dove bruciamo gomma (producendo quintali di diossina che si disperde in atmosfera) e svariati altri materiali la cui combustione è altamente tossica e l’assorbimento nel terreno estremamente dannoso per quegli ecosistemi che tuttavia risultano così lontani da noi che i nostri politici possono continuare a ignorarli e anzi, ad approfittarne senza rimorsi.

Ora, capite come si fa complicata la situazione? Il deposito è necessario, da qualche parte va messo, basta che non lo si faccia a casa nostra! È così che si edifica la campagna elettorale dei sindaci del territorio alessandrino, i quali rappresentano partiti politici che a livello nazionale ed internazionale se ne fottono dei diritti e della salute della popolazione ma che sul territorio devono acquisire voti nonostante le evidenti contraddizioni in essere con le linee dettate dai loro capi. La verità è che i loro dirigenti nazionali li sostengono addirittura nel fare questo, cioè nel truffare la cittadinanza attraverso un retorica contraddittoria poiché ciò che più conta è il CONSENSO.

Mi spiace ma per me ciò che conta è l’ONESTA’. 

Onestamente, per quanto io lo possa ritenere sicuro (a questo riguardo vi invito a consultare il sito: www.depositonazionale.it e a farvi la vostra idea)  non vorrei un deposito di rifiuti radioattivi a meno di un chilometro da casa mia – uno dei possibili siti identificati è collocato a poca distanza da dove abito con i miei figli – tuttavia capisco anche che sia compito dei tecnici incaricati, controllati dalla politica, individuare il luogo che, al netto di tutte le considerazioni necessarie, risulterà essere il più idoneo, o se preferite, il meno peggio. Sono felice di sapere che sul territorio ci sono persone competenti che stanno sottoponendo le loro valutazioni tecniche all’attenzione della società SOGIN, incaricata di individuare il sito per la realizzazione del deposito, ma non intendo dare credito o unirmi a quei politici che stanno cavalcando ipocritamente quest’onda di malcontento. Sarò in prima linea per oppormi alla realizzazione di opere inutili e dannose per l’ambiente, contrario alla realizzazione di nuovi centri commerciali o di nuovi ecomostri che rappresentano un beneficio esclusivo per le tasche degli azionisti di qualsivoglia azienda multinazionale; il deposito di scorie radioattive costituisce invece un’opera necessaria di pubblica utilità e mi auguro venga realizzata nel sito più idoneo, scelto sul territorio nazionale, contrastando le ingerenze dei politici, degli affaristi, degli opportunisti, della mafia e così via; perché questa è l’unica supervisione popolare necessaria e coerente che dobbiamo mettere in atto a mio parere.

Consapevole dell’impolaritià delle mie idee, ritengo che la sincerità sia il requisito fondamentale dell’uomo che si cimenta nella Politica e quest’idea rappresenterà sempre il mio punto di riferimento.

Alessio Miceli