Medioevo al femminile (ed io)

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Qualche anno prima che morisse, Costanzo Preve dichiarò che gli stupidi erano i nuovi intellettuali; parafrasando, oggi potremmo dire che i cretini sono i nuovi rivoluzionari. Perché tra impollinatori di Gioconde e militanti della “schwa”, la ribellione ormai si declina in gavettoni ai musei e agguati alla fonetica.

Il femminismo “duepuntozero”, per esempio, svolazza proclami a favore di telecamera, dice di voler abbattere il patriarcato, sovvertire il dominio maschile. Che sarebbe pure una rivoluzione necessaria, non fosse già stata fatta negli anni della liberazione sessuale. E dove la rivoluzione è già avvenuta, la retorica della disubbidienza perde qualsiasi portato etico o estetico: è solo cosmetica.

Bisogna spararla sempre più grossa, e più la spari grossa e più sei instagrammabile e le tue sparate saranno ri-condivise fino a farne egemonia cretina da Big Mama a Sanremo alla Cortellesi in aula Magna. È un fondo di investimento, un pacchetto narcisistico a sicuro rendimento mediatico. Solo così si spiega come mai, quando si parla di misoginia, monsignori del culto razionalista e galoppini dell’americamente corretto siano tutti in poliamoroso accordo: per abbattere il patriarcato occorre eradicare l’ideologia cattolica e i suoi retaggi medievali. Di ciò che è di moda non si deve parlare, ma straparlarne e poco importa se esistono libri come ” Medioevo al femminile ” in cui, con rigore documentale, vengono ribaltati stereotipi sulla figura della donna nel medioevo cattolico.

Già solo leggere la storia di Egeria, il cristianesimo ne viene fuori come il primo movimento culturale di emancipazione femminile, successivamente i pellegrinaggi in Terra Santa a cui si aggregarono donne avventurose. In quei secoli in cui la cultura cattolica rafforzava la propria egemonia costruendo un impero spesso violento, come violenta è la Storia.

Medici rifondavano la ginecologia come medicina di genere, Eloisa si accendeva di un erotismo romantico mentre Ildegarda di Bringen univa fede e scienza senza censurare al lettore i più minuziosi consigli sul benessere sessuale. Persino quando la misoginia aristotelica penetrerà nel cattolicesimo rientrando dalla finestra di Tommaso d’Aquino, a spuntarla sui cardinali avignonesi , sarà Caterina da Siena, la mantellata domenicana di umili origini.

Ora capisco che il cattolicesimo sia bersaglio facile a causa della sua storia controversa, che va criticata senza sconti, pare proprio che lo si voglia fare saltare d’un pezzo, essendo l’ultima briglia prima che la libertà occidentale debordi nel diritto transumano e multinazionale a compravendere.

Forse, anziché leggere la Storia in modo moraleggiante e incompleto, epurare frasi dai libri e parole dai libretti lirici, censurare slanci cavallereschi , ignorare contestualizzazioni, demonizzare emozioni, anche quelle più scorrette, sarebbe di gran lunga più rivoluzionario portarle alla giusta luce che, pur avendo dato un piccolo o grande contributo alla costruzione della cultura occidentale, sono state lasciate in ombra.

La società occidentale è impegnata a creare sempre nuovi tabù – tutti civili, tutti laici, tutti inclusivi- per poi frignare al fascismo se la televisione pubblica stigmatizza un cantante che esprime giustamente sdegno per i bambini massacrati in Palestina. Ma non è il fascismo: è la società inclusiva, arcobalenica, educante, asilesca senza complessità, senza critica, senza conflitti che sennò qualcuno si mette a piangere: amico caro, qua facciamo spettacolo, porta la tua controversia da una altra parte.

Del resto il Medioevo sono sempre gli altri.

Enrica Gardiol