Ogni anno il Natale torna con le sue luci scintillanti, i regali sotto l’albero e un’atmosfera di festa che riempie strade e case.
Ma siamo davvero consapevoli del significato originario di questa celebrazione?
Sebbene il 25 dicembre sia comunemente associato alla nascita di Gesù, le Scritture non indicano una data precisa.
Nei Vangeli, infatti, non si trova alcun riferimento alla data di nascita di Cristo, né i primi cristiani usavano celebrarla.
La narrazione della nascita di Gesù proviene principalmente dai Vangeli di Matteo e Luca.
In Luca 2:7 si legge che Maria diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, poiché non c’era posto per loro nell’alloggio.
La scelta del 25 dicembre come data per commemorare il Natale risale al IV secolo, quando fu sovrapposta a celebrazioni pagane come il Dies Natalis Solis Invicti, istituito dall’imperatore Aureliano in onore del Sole Invitto, divinità legata al solstizio d’inverno.
Anche i Saturnali, festività romane dedicate al dio Saturno, caratterizzate da banchetti e scambi di doni, hanno lasciato una profonda eredità nelle tradizioni natalizie moderne, come lo scambio dei regali e l’illuminazione degli alberi, simboli di luce e rinascita.
Ma cosa rappresenta davvero il Natale per chi si definisce cristiano?
Nonostante le radici pagane, nel tempo la festività è stata reinterpretata come celebrazione della nascita di Gesù, il “vero Sole” che porta luce al mondo, un Dio fatto uomo venuto sulla Terra per portare salvezza, non condanna.
Tuttavia, la Bibbia non autorizza né incoraggia questa celebrazione: Gesù ordinò di commemorare la sua morte, non la sua nascita (Luca 22:19-20).
Inoltre, esorta a prendere le distanze dalle pratiche pagane (2 Corinzi 6:17) e a usare discernimento per distinguere la verità (Romani 12:1-2).
Questa riflessione solleva una domanda cruciale: è corretto per i cristiani celebrare una festività di origini pagane, non menzionata né incoraggiata dalla Bibbia?
Alcuni sostengono che il Natale sia un’occasione per riscoprire valori universali come la pace e la generosità, ma le Scritture invitano a vivere questi principi ogni giorno, non solo durante le festività.
La Bibbia afferma che la vera speranza e la pace risiedono nel Regno di Dio (Matteo 10:7), non in celebrazioni di origine umana.
Festeggiare il Natale può sembrare un gesto innocuo o persino positivo, ma la sua connessione con antiche pratiche idolatriche e l’assenza di un fondamento biblico spingono a riflettere sulla sua legittimità.
La fede autentica, secondo le Scritture, non si limita a un solo giorno all’anno ma richiede coerenza e dedizione costante ai principi divini.
La verità, secondo la Bibbia, ha un valore inestimabile e spesso comporta scelte impopolari, ma conduce alla pace con Dio e a una vita in armonia con i suoi insegnamenti (Giovanni 4:23-24).
Indipendentemente dalla scelta personale, il Natale resta un’occasione per interrogarsi sul significato profondo della fede e sulla necessità di distinguere le tradizioni umane dalla verità spirituale e scritturale.
Sara BORGOGLIO
Fabio BOLDRIN
Commenta per primo