Le bollette in vetrina, iniziativa di Confcommercio non bastano. Perché alla fine si pagano e si accettano passivamente gli aumenti sconsiderati, rata più rata meno.
“Battaglia di retroguardia” commenta Alberto Costanzo, coordinatore Italexit della provincia di Alessandria, “non è neppure una protesta: si accetta passivamente l’aumento e si cerca di scaricarlo sui
clienti o sull’erario, cioè sulla totalità dei cittadini”.
Da dove derivano gli aumenti
Prosegue l’esponente del partito di Gianluigi Paragone: “In realtà, non si potrà mai organizzare una protesta vera se non si comprende che gli aumenti non sono affatto ineluttabili e non dipendono da fattori per noi incontrollabili, bensì dipendono da una precisa volontà politica. Infatti si tratta di mera speculazione finanziaria da parte delle aziende importatrici e distributrici di gas in Europa e in particolare dell’Eni, che ha avuto un utile nel primo semestre di quest’anno pari alla cifra sbalorditiva di 7 miliardi di euro. Come è potuto accadere? Semplicemente perché la totalità del gas importato in Italia è stato indicizzato ai prezzi del mercato di Amsterdam, un mercato relativo a una piccola quota del gas importato, precisamente il gas liquefatto statunitense e canadese, trasportato per nave e destinato a essere rigassificato in Europa. Questi indici di prezzo, tramite il gioco speculativo di derivati strutturati finanziari sono cresciuti mediamente di 15/20 volte rispetto a un anno fa. Se facciamo il confronto tra il prezzo attuale del gas russo, stimato in 2 dollari al metro cubo, e gli 84 dollari per metro cubo, prezzo riferito al quel piccolo mercato speculativo, possiamo constatare la differenza abissale e non giustificata”.
Lo Stato italiano è azionista al 30% di Eni, e potrebbe intervenire per calmierare i prezzi, è la conclusione.
La vera protesta è: #IoNonPago. Naturalmente questo tipo di azione deve essere collettiva e non individuale.
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