La panchina dell’amore

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Nel grazioso e verdeggiante giardino ‘interno al palazzo Ghilini, che ospita la prefettura di Alessandria, si trovano due belle sculture in marmo realizzate on-air durante il Simposio del 1986, organizzato ad Alessandria al Teatro Comunale e nei giardini ad esso prospicienti. Mi soffermerò ora a descrivere una sola di queste rimandando ad un altro articolo la seconda.

La scultura in questione è chiamata “la panchina dell’amore” dello scultore rumeno nazionalizzato ungherese J.J. SZEKELY.

L’opera, un manufatto in marmo bianco di Carrara , è costituito da una base orizzontale nella quale sono state scavate -in modo asimmetrico- due incavi ( a mo’ di sedili) che formano una sorta di S così da costringere gli ipotetici innamorati a trovarsi, pur affiancati, ad avere i loro volti rivolti ciascuno verso il lato opposto dell’altro. Il sostegno della panchina è costituito da un perno centrale, a forma di cono, che enfatizza l’instabilità della struttura e richiama la necessità di realizzare un giusto contrappeso tra i corpi dei due innamorati lì seduti. È facile ricondurre il senso della scultura alla metafora del necessario (e a volte difficile e laborioso) equilibrio nelle vicende d’amore, dove tutto può essere precario ed instabile. L’ideazione dell’opera riflette e rimanda alla delicatezza del sottile e fragile equilibrio della vita che però si trasforma quando le volontà e i sentimenti degli innamorati concorrono alla tenuta dell’incanto amoroso. L’incantesimo è ben rappresentato proprio dal bilanciamento esistenziale perseguito attraverso la condivisione della volontà che diventa prerequisito per ogni legame amoroso.

Lo scultore J.J. SZEKELY delicato nell’animo ha trasferito la sua sensibilità umana in questa suggestiva ed evocativa opera scultorea. È stato discepolo della scuola di scultura di Pietrasanta, in particolare del laboratorio Corsanini

Da vedere e da sperimentare (soprattutto per le coppie di innamorati).

Enrica Gardiol