Un nuovo episodio di inquinamento ambientale è stato denunciato stamane nei pressi della strada che porta al fiume Bormida. La scoperta di una discarica abusiva a cielo aperto ha evidenziato ancora una volta il problema cronico della gestione dei rifiuti nella zona.
La discarica, già delimitata con nastro segnalatore dai vigili urbani, si trova in una zona appartata, poco frequentata, specialmente durante le ore notturne. Il cumulo di rifiuti sembra derivare dallo svuotamento di una cantina o di un garage, comprendendo una varietà di oggetti che testimoniano un’origine domestica.
È evidente la necessità di una sorveglianza più efficace per prevenire tali atti di inquinamento: potrebbero essere d’aiuto delle telecamere, anche nascoste, nei punti strategici lungo la strada che porta al fiume. Questi dispositivi potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel monitorare le attività sospette e nel dissuadere potenziali inquinatori.
Oltretutto, durante il periodo del lockdown, i droni sono stati utilizzati per sorvegliare i cittadini che violavano le norme restrittive, inseguendo e punendo coloro che cercavano semplicemente di prendersi una boccata d’aria e passare un po’ di tempo all’aria aperta. La domanda sorge spontanea: perché ora non vengono impiegati gli stessi droni per individuare e punire gli inquinatori?
Questo episodio non è isolato. La strada per il Bormida è spesso teatro di abbandoni illegali di rifiuti, un problema che le autorità locali faticano a sradicare. La posizione appartata e la scarsa frequentazione rendono questi luoghi ideali per gli inquinatori che, indisturbati, scaricano materiali inquinanti, danneggiando l’ambiente e mettendo a rischio la salute pubblica.
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