Alessandria e le opere dimenticate, sporcate, nascoste. Dalla Biblioteca ai giardini

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Ci sono tante opere in giro per Alessandria e non lo sappiamo. Sculture considerate più un ingombrante fastidio (vedi in Biblioteca) che un bene da valorizzare

La cultura come motore di crescita e fattore di sviluppo del nostro turismo” questa interessante premessa fu la base di un Protocollo d’intesa tra le sei realtà istituzionali più importanti del nostro territorio e nello specifico dall’Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, dal Comune di Alessandria, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, dalla Camera di Commercio di Alessandria-Asti , dall’ATL Alexala Roberto Cava e dalla Fondazione SLALA Cesare Rossini approvato nel febbraio del 2022 valido per un anno e rinnovabile per volontà di tutte le Parti.

Questa intesa mantiene ancora oggi la sua validità politica e dovrebbe costituire una bussola per prospettive future di sviluppo e di rilancio delle politiche culturali e turistiche sul territorio alessandrino.

Arte dimenticata…

Premesso tutto ciò non si comprende come sia possibile allora che opere d’arte siano dimenticate da tempo nel territorio alessandrino.

Esemplare è la vicenda di una singolare scultura in marmo bianco dello spagnolo Manuel ALVAREZ LOSADA che, al termine del Simposio del 1987, venne letteralmente abbandonata nel retro del cortiletto del Teatro Comunale, accanto ai bidoni della spazzatura, ‘monnezza sa sette quintali.

Recuperata qualche anno dopo su segnalazione di un cittadino, l’opera venne restaurata e donata alla Biblioteca Calvo ma la bellezza dell’opera però è oscurata dall’infelice collocazione, proprio a ridosso di una vetrata laterale e costretta tra griglie e supporti espositivi metallici.

Questo episodio segnala come non si riesca a dare la giusta rilevanza a opere cittadine che hanno un valore artistico intrinseco di per sé. In un luogo come la biblioteca, simbolo della cultura pubblica per eccellenza.

Eco come si presentava fino a qualche giorno fa:

In città, ma anche nel territori circostanti , esistono analoghe situazioni di dimenticanza e di abbandono che confliggono con l’idea stessa di Alessandria come città d’arte e cultura. Si tratta di opere, in genere sculture, da recuperare, restaurare e valorizzare per poi eventualmente inserirle in un interessante percorso artistico culturale alessandrino a disposizione di coloro interessati a visitare la nostra città.

… e arte vandalizzata

In questo repertorio vale la pena segnalare che in un prato prospiciente via Nenni esistono due incantevoli, sculture (una verticale ed una orizzontale) in granito rosa e scuro dell’importante e internazionale scultore giapponese Masayuki KOORIDA.

In questo caso l’infelice collocazione (in uno spiazzo erboso) svilisce l’immagine e il valore artistico delle opere che potrebbero essere valorizzate se fossero (state) collocate su un apposito basamento in modo risaltarne la loro bellezza originaria. In loco manca inspiegabilmente la targhetta con il nome dell’autore e il titolo dell’opera. Le opere – assicurate per almeno 10 mila euro dal Comune – hanno scritte e segni di maleducazione, trattate come sassi in un prato o panchine su cui sedersi senza rispetto.

Sempre conversando di scultura, ai giardini della Stazione Ferroviaria si possono scoprire, perché è proprio il caso di dire così, due particolari sculture realizzate da scultori nell’ambito dei vari Simposi, organizzati intorno alla fine degli anni ottanta. La prima di queste, realizzata dalla scultrice greca Jonna PHILIPPIDOU si trova esattamente a lato del Teatro Comunale a ridosso di una spoglia aiuola a forma di stella, è un’opera in marmo scolpito picchiettato (cioè non finito liscio perché è stato fatto volutamente probabilmente per dare una forza espressiva maggiore al monumento) langue, in un contesto poco idoneo alla sua valorizzazione, senza nessuna cura, lasciata a se stessa e priva di una visione futura.

Poco più in là, esattamente di fronte al laghetto in una radura formata da maestosi ed ombrosi Celtis Australis si trova un blocco compatto di granito che rappresenta una scultura astratta, realizzata dallo scultore Michele BENEDETTO con una tecnica che si chiama bocciardatura cioè con uno scalpello che ha i denti larghi e con punte di diversa grandezza che, alla fine, lascia una traccia segnata a mo’ di graffio. . Quest’opera oltre a soffrire dalla sua infelice collocazione subisce uno stillicidio continuo di linfa dagli alberi al punto che il bel granito ha cambiato colore, si è annerito e ha perso la sua lucentezza iniziale. Sarebbe necessario trovare una posizione che ne possa valorizzare la bellezza attraverso una migliore esposizione alla luce per esaltare i contorni e la sua originalità.

Anche questa scultura rientra nel novero di quelle piccole opere d’arte che costellano il territorio alessandrino ma che avrebbero bisogno di cura, manutenzione, pulizia e maggior valorizzazione.

Proseguendo nel nostro percorso cittadino due opere scultoree appaiono nella loro immediata bellezza all’interno del discosto giardino di palazzo Ghilini. Si tratta di sculture in marmo bianco : l’una VIAGGIO n. 21 [della scultrice olandese Hermine JANSEN] rappresenta una sorta di totem primitivo che emana il fascino primordiale di qualcosa che sfugge all’immediato comprensione umana: un’opera seducente che nel mistero cerca di realizzare una nuova armonia; l’altra, LA PANCHINA DELL’AMORE, [dello scultore ungherese J.J. SZEKELY] si muove nella ludica convinzione del girotondo della vita degli innamorati che fissandosi negli occhi realizzano il mistero insondabile del loro Amore. L’opera, un manufatto in marmo bianco di Carrara , è costituito da una base orizzontale nella quale sono state scavate -in modo asimmetrico- due incavi ( a mo’ di sedili) che formano una sorta di S così da costringere gli ipotetici innamorati a trovarsi, pur affiancati, ad avere i loro volti rivolti ciascuno verso il lato opposto dell’altro. Il senso della scultura è riconducibile alla metafora del necessario(e a volte difficile e laborioso) equilibrio nelle vicende d’amore, dove tutto può essere precario ed instabile.

In conclusione passeggiando per la città si possono scoprire opere artistiche valide che generosamente artisti hanno donato alla città. Solo in questo modo e invitando continuamente l’amministrazione a manutenere,a valorizzare e promuovere adeguatamente le opere d’arte, sparse sul territorio, è possibile ridare alla nostra città un volto gradevole,ricco di sensibilità artistiche e offrire al viaggiatore interessato una piacevole occasione per visitarla.

Enrica GARDIOL