Il rapporto tra intelligenza artificiale e giochi virtuali

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Foto di Pavel Danilyuk: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-tecnologia-scacchi-strategia-8438923/

Il fenomeno protagonista degli ultimi anni è sicuramente la crescente importanza delle Intelligenze Artificiali: soprattutto in termini di generazione testi e immagini, sembra che si stiamo muovendo i primi passi verso un futuro immaginato a tinte fosche in innumerevoli esempi di letteratura fantascientifica. Le immagini generata tramite utilizzo di AI, per esempio, sono in molti casi difficili da riconoscere a uno sguardo superficiale: solo alcuni macroscopici dettagli, come elementi innaturali o situazioni inverosimili, riconducono un’immagine alla sua natura artificiale. Lo stesso vale anche per la generazione testuale: le IA di scrittura si rivelano capaci di creare contenuti di buona qualità, sebbene distinguibili da quelli umani in caso di testi complessi. Sembra del tutto naturale, quindi, che le AI trovino spazio in un mondo già di per sé propenso alla tecnologia come quello dei videogiochi: nei giochi elettronici, in effetti, le intelligenze artificiali si sono ritagliate uno spazio decisamente importante.

Si tratta di un fenomeno ben noto da diverso tempo, e anzi si può dire che i giochi siano sempre stati uno dei migliori banchi di prova per testare il funzionamento di intelligenze artificiali. L’esempio più calzante viene dagli scacchi, dove già nel 1996 Deep Blue, un computer programmato da IBM appositamente per giocare a scacchi, fu la prima macchina a vincere contro uno scacchista umano, il campione Garry Kasparov. In quasi trent’anni l’evoluzione di software e algoritmi non ha fatto altro che migliorare le AI scacchiste: partendo dalle regole degli scacchi, l’AI ha il vantaggio di poter contare su un database sterminato di possibili mosse e sulla capacità di calcolo per prevedere migliaia di evoluzioni future, risultando estremamente competitiva.

Altro contesto nel quale le AI si rivelano sorprendentemente capaci, sebbene non in maniera diretta, è nel poker. Uno studio statunitense ha di recente rilevato che il 22% dei giocatori di poker utilizza AI testuali come supporto al gioco: il poker online è infatti giocato su piattaforme specializzate che ospitano varie room nelle quali ogni giocatore può accedere e sedersi al tavolo. La consultazione di una IA testuale, come la nota ChatGPT, permette di dialogare con un bot in maniera da ricevere suggerimenti o prevedere scenari. Non si tratta ovviamente di un bot di gioco, perché il giocatore continua ad avere in mano qualsiasi scelta relativa alla partita; allo stesso tempo, è un ausilio nelle decisioni il cui impatto risulta potenzialmente rivoluzionario. Inoltre, una percentuale ancora maggiore utilizza l’IA testuale per valutare il proprio gioco, domandando suggerimenti e consigli. Indipendentemente dall’uso che se ne faccia, le IA si rivelano capaci di ottenere ottimi risultati anche in un gioco misto di strategia e casualità come il poker.

Foto di Mohamed Hassan form PxHere

Si può poi fare l’esempio delle tecnologie di motion capture, di fatto ormai relegate in secondo piano dal sempre più massiccio ricorso alle intelligenze artificiali. Dopo il cinema, proprio il videogioco rappresentava il più importante settore di impiego del motion capture, con attori famosi chiamati a recitare in diversi videogame. L’IA, invece, è in grado di muovere un viso digitale in maniera autonoma, riducendo enormemente i costi delle relative animazioni. Se per una cutscene era necessario procedere a una sessione di registrazione con apparecchiature specializzate, oggi sono spesso le AI a modellare viso, linguaggio del corpo e tono di voce: attingendo a un vasto archivio di modelli preimpostati, le animazioni sono gestite in maniera pressoché automatica. Spesso la differenza è visibile, specie nelle transizioni tra un’espressione e l’altra o nella loro ripetizione; ma si tratta di un limite che, con tutta probabilità, sarà via via sempre meno percettibile.

Non mancano infine esempi di utilizzo di AI nel gameplay di videogiochi, con l’inserimento di elementi che “imparano” nel corso delle partite. Una delle applicazioni più ovvie è la gestione di personaggi non giocanti, siano essi neutrali o nemici da sconfiggere: i loro comportamenti sono normalmente regolati da script, codici che prevedono in anticipo azioni, dialoghi e simili. L’utilizzo di AI permette invece che tali comportamenti non siano prestabiliti: per esempio i nemici possono reagire al loro stesso numero, variando i loro attacchi a seconda che siano presenti solo uno o un gruppo di essi. In altri esempi, specie nel caso di meccaniche cosiddette Trial&Error, ogni azione del giocatore contribuisce a far variare il gameplay: si possono chiudere determinate strade e aprirsene altre, o sorgere nuovi ostacoli in un percorso particolarmente battuto. Le possibilità sono molteplici, e le AI dedicate si rivelano perfettamente in grado di raccogliere la sfida.