Il collettivo Nonunadimeno ha un motivo in più per protestare l’8 marzo. Negli anni passati avevano organizzato contro manifestazioni per la festa della donna, considerata intrisa di retorica e poco utile alla causa ‘transfemminista’. Avevano coniato il termine ‘lotto marzo’, per sottolineare le battaglie che devono ancora fare le donne per una parità neutrale ma che esiste solo sulla carta. Quest’anno scenderanno in piazza anche per riavere la Casa delle Donne, dopo aver lasciato ad agosto l’ex asilo Monserrato.
Il collettivo scrive: “Sette anni dopo il primo otto marzo organizzato da Non Una di Meno in città e a sei anni dall’occupazione della Casa delle Donne in Piazzetta Monserrato, ci ritroviamo a scendere nuovamente in piazza per gridare la necessità di uno spazio, di una Casa all’interno della quale riproporre i progetti e i servizi che in questi anni abbiamo costruito. Come molte cittadine e cittadini ci ricordano quotidianamente con parole di solidarietà e sostegno, lo sgombero della Casa delle Donne ha privato la città di un luogo sicuro, di contrasto alla violenza sulle donne e di genere, da cui partire per difendere e conquistare diritti”.
E poi: “In questi mesi abbiamo accettato di sederci al tavolo propostoci dal Comune per arrivare all’assegnazione della Casa a Non una di Meno e lo abbiamo fatto consapevoli dei tempi della burocrazia, dei cavilli e delle operazioni mirate di rallentamento che avremmo incontrato lungo la strada, ma il tempo passa e il nostro desiderio/bisogno di riaprire la Casa cresce di giorno in giorno. Per questo abbiamo deciso che l’otto marzo sarà per noi una tappa del percorso che ci porterà a riaprire la casa entro la primavera, con o senza il sostegno delle istituzioni. […] Saremo in piazza contro le forme di violenza di genere che si danno nel mondo del lavoro, da quelle legate alle differenze salariali e contrattuali a quelle dovute agli abusi di potere e alle molestie sessuali da parte di capi, colleghi, clienti: vogliamo che alla Casa delle Donne, l3 lavorator3 si sentano al sicuro, e che possano trovare sostegno, tutela, ascolto”.
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