Sfrattate dall’ex asilo Monserrato, Nonunadimeno è pronta a trovarsi un’altra Casa delle Donne

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Torna a parlare il collettivo Nonunadimeno dopo lo sgombero della Casa delle Donne, quello che prima dell’occupazione era l’ex asilo Monserrato. Nonostante le rassicurazioni di Palazzo Rosso di poter dar loro uno spazio in tempi brevi, ecco che la politica e la burocrazia ci sta mettendo lo zampino, pur di ostacolare e ritardare il più possibile la loro riorganizzazione. Scrivono:

Ormai da qualche mese la nostra città è stata privata di uno spazio di cui tanti e tante sentono la mancanza: la Casa delle Donne, un luogo che in negli ultimi 4 anni ha rappresentato, culturalmente e politicamente, un punto di partenza e di origine della battaglia contro la violenza di genere e sulle donne, all’interno del quale strutturare reti di sostegno alle soggettività discriminate, uno spazio per autodeterminarci.
Quando ad agosto – nel pieno della desolazione cittadina estiva – abbiamo dovuto lasciare l’ex asilo Monserrato, abbiamo saputo da subito che l’esistenza di uno spazio transfemminista in città non poteva essere cancellata così e che la Casa doveva tornare a vivere il prima possibile.
Proprio a partire dalla necessità di riaprire al più presto la Casa delle Donne, abbiamo intrapreso un percorso di dialogo con l’allora neoeletta amministrazione comunale, che da subito ha espresso la volontà di trovare una soluzione e impegnarsi per garantire la prosecuzione dell’esperienza della Casa.

Il 2 agosto infatti, giorno dello sgombero, il sindaco Giorgio Abonante si impegnava con un documento firmato ad entrare in possesso della struttura entro la fine di ottobre per poi procedere all’assegnazione; sono passati sei mesi da quel brutto giorno di agosto e in questo periodo l’interlocuzione con il Comune è proseguita ma – come appare chiaro a tutte/i coloro che continuano a chiederci quando riaprirà la Casa e a scriverci quanto ne sentono la mancanza – i risultati concreti non si vedono. In questi mesi ci siamo armate della pazienza che sapevamo ci sarebbe servita, abbiamo cercato di comprendere le tempistiche burocratiche, ma il dialogo con l’amministrazione ha portato alla luce ostacoli notevoli, primo fra i quali l’imbarazzante ostruzionismo da parte della regione e in particolar modo della Commissaria incaricata, che pare non essere ancora riuscita a compilare un documento necessario alla prosecuzione dell’iter di presa in carico da parte del Comune.

Proprio per le tempistiche estremamente lunghe che stanno caratterizzando questo percorso, il luogo in cui avevamo trovato la nostra Casa è ormai chiuso da mesi, privato, come tanti altri spazi pubblici abbandonati, nella manutenzione ordinaria e straordinaria che necessita per essere attraversabile. Come temevamo, sembra che su quella struttura si stia giocando una sorta di battaglia politica tra partiti che continua a rallentare i tempi e che rischia di destinare l’edificio all’abbandono in cui versa un gran numero di luoghi pubblici in città.

Nonostante lo stallo a tempo indeterminato in cui versa l’ex asilo Monserrato, il Comune continua a dirsi disponibile e collaborativo nella ricerca di una soluzione, al punto che durante l’ultimo incontro con l’assessore Laguzzi – avvenuto nella giornata di mercoledì 25/01 – si è iniziato a vagliare altre strutture pubbliche in disuso. Crediamo che i luoghi e le mura siano mezzi per raggiungere obiettivi e non feticci, per questo siamo disponibili a prendere in considerazione altre strutture, a condizione che si accelerino i tempi e si vada nella direzione di una soluzione entro la primavera. La riapertura della Casa, che sarà delle Donne ma anche di tutte le soggettività LGBTQ+, è la nostra assoluta priorità, e oggi come cinque anni fa siamo determinate ad ottenerla con ogni mezzo possibile.

Proprio in questi giorni diverse persone ci hanno segnalato che qualcuno sta ridipingendo di bianco l’entrata dell’ex asilo e ha tolto lo striscione con la scritta “Casa delle Donne”. Ci chiediamo se questa sia l’iniziativa privata di qualche cittadino paladino del decoro urbano turbato dai colori e dal messaggio che mandava quel portone, oppure se sia opera di qualcuno che agisce su mandato della Regione, o meglio della Commissaria Rizzo, che ad oggi risulta essere la responsabile della struttura. In ogni caso, a chi pensa che l’esperienza della Casa possa essere cancellata con un colpo di rullo (dato peraltro non troppo bene), diciamo di non cantare vittoria troppo in fretta.
Vogliamo che sia chiaro alle istituzioni, e a chi in questo momento sta tentando con ogni mezzo di ostacolare la riapertura della Casa, che non intendiamo aspettare ancora molto tempo; questo periodo è diventato per noi occasione per ripensare, riprogettare e ricostruire l’idea di una Casa delle Donne e di tutte le soggettività LGBTQ+ insieme a tutt@ coloro che desiderano e desidereranno farlo insieme a noi e siamo più determinate e pronte che mai a ridare una Casa, un luogo sicuro di accoglienza, lotta, e autodeterminazione  alla città.