Da Aristotele al risparmio: l’importanza dell’educazione finanziaria

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Nell’antica Grecia, il noto filosofo Aristotele sosteneva che la via per il successo passasse dalla conoscenza di qualche aspetto che fosse ancora ignoto alla massa. Traslando la massima aristotelica ai giorni nostri, anche nella finanza è fondamentale la conoscenza, ma non in senso lato, bensì applicata ai passi che l’investitore dovrà compiere. Se l’obiettivo finale è il raggiungimento di una rendita derivante dalle somme investite, il primo passo è senza dubbio l’educazione finanziaria. In tal senso, anche gli esperti di una società di consulenza finanziaria indipendente come Moneyfarm sostengono che l’informazione quotidiana è uno step necessario e fondamentale per i risparmiatori che vogliono scegliere una qualsivoglia strategia. Basterà partire dai principi cardine, per poi studiare acronimi e meccanismi di gestione e funzionamento: sembra un lavoro lungo, faticoso e inutile, ma è l’unica arma che l’italiano possiede per non trovarsi con un capitale corrotto dalla crisi, dall’andamento finanziario o dalla situazione delle banche.

La stessa attualità e le recenti cronache palesano una certa inadeguatezza della cultura finanziaria italiana. Certo, non dipende da questo fattore il fallimento di molti istituti bancari, ma gran parte dei risparmiatori sono stati colti di sorpresa e ne hanno pagato le conseguenze. Il mondo del risparmio in Italia è ancora distante anni luce da quello del resto del mondo, e di pari passo anche le “nostre” conoscenze finanziarie. Per supplire a queste carenze, l’italiano medio non cerca di capirne e saperne di più, ma tende sistematicamente a rivolgersi a chi opera da anni nel settore. Molto spesso, infatti, l’esperienza è in grado di fare la differenza tra un investimento di successo e un fallimento su tutta la linea, ma fidarsi eccessivamente, a fronte di una mancanza di conoscenze, comporta un’elevata probabilità di rischio. Essendo ormai chiaro a tutti che non ci saranno più interventi provvidenziali a salvare situazioni complicate, è sempre più evidente che è necessario colmare un gap che, secondo quanto dimostrano gli studi, è molto ampio e al contempo preoccupante.

Quanto ne sanno gli italiani di risparmi, rischi, rendimento e forme di previdenza complementare? La risposta arriva da una ricerca che stronca gli italiani. Secondo Bankitalia, Ivass, Consob, Covip, Museo del Risparmio e la Fondazione per l’educazione finanziaria, gli italiani – che siano adulti o in età di studio – “vantano” una cultura finanziaria tra le più esigue di tutte le Nazioni con un’economia avanzata.

Il dato è allarmante, ed è stato sottolineato nonostante le oltre 200 iniziative promosse sul territorio tra il 2012 e il 2014 per fornire ai risparmiatori la giusta formazione. Nel corso del triennio sono però state formate poco meno di 1000 persone: da una parte, l’italiano pensa di sapere tutto del settore finanziario e ritiene non necessaria una fase informativa e formativa, dall’altro l’interesse per gli investimenti è maturato in maniera esponenziale negli ultimi anni, anche a seguito delle vicissitudini bancarie. I prossimi passi riguardano senza dubbio una maggiore consapevolezza sia dell’importanza dell’alfabetizzazione finanziaria, sia della necessità che l’italiano ha di recuperare il terreno perduto: solo in questo modo sarà possibile ottenere rendite e guadagni più importanti dai propri investimenti, evitare brutte sorprese e dribblare tutta quella serie di rischi che necessariamente il mercato propone, ma che un buon investitore – coadiuvato da un consulente competente e trasparente – deve saper pesare, valutare ed eventualmente evitare.