
Nel cuore del messaggio cristiano risplende una verità di portata universale: la salvezza dell’uomo, un dono gratuito ma profondamente necessario.
Parlare di salvezza è parlare della liberazione offerta da Dio all’umanità perduta, una liberazione non solo da pericoli temporali, ma soprattutto da una condizione spirituale disperata.
La Bibbia non lascia spazio a dubbi: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23).
In questo contesto, la salvezza assume un significato decisivo.
L’essere umano nasce con una natura inclinata al peccato, manifestata in pensieri, parole e azioni che testimoniano la sua distanza da Dio.
È un essere prigioniero, cieco, perduto, colpevole e spiritualmente morto.
Questa condizione è ribadita in numerosi brani biblici che non lasciano spazio a interpretazioni ambigue: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa” (Geremia 17:9); “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:10).
Ma perché l’uomo non può salvarsi da sé?
Perché Dio, essendo santo e giusto, non può ignorare il peccato.
“L’Eterno è lento all’ira e ricco in bontà, ma non terrà il colpevole per innocente” (Esodo 34:6-7).
Il giudizio è certo, ed è eterno.
Perciò, la domanda che ogni cuore dovrebbe porsi è la stessa del carceriere di Filippi: “Che devo fare per essere salvato?” (Atti 16:30).
La risposta risuona chiara nelle pagine del Nuovo Testamento: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31).
La salvezza è un’opera compiuta da Dio stesso, in Cristo.
Egli è il Salvatore promesso, il Figlio di Dio fatto uomo per portare a compimento un’opera che nessun altro avrebbe potuto realizzare.
“Egli porterà il suo popolo alla salvezza dai loro peccati” (Matteo 1:21).
Cristo non è venuto per essere un semplice esempio morale, ma per morire al posto dei peccatori, prendendo su di sé il giudizio che noi meritavamo.
“Ma egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità” (Isaia 53:5).
La sua morte sostitutiva, la sua sepoltura e la sua risurrezione non sono eventi simbolici, ma la chiave concreta del piano di redenzione.
Dio ha dimostrato la piena accettazione di questo sacrificio risuscitando Gesù dai morti e facendolo sedere alla sua destra.
Questo è il fondamento della fede cristiana.
Ma come si riceve questa salvezza?
Attraverso due atti interiori e decisivi: il pentimento e la fede.
Il primo è un cambiamento di mente e di cuore riguardo al peccato e a Dio.
Il secondo è la fiducia totale e personale nell’opera compiuta da Cristo sulla croce.
Non è sufficiente un’adesione intellettuale o emotiva: è necessario credere con il cuore e confessare con la bocca che Gesù è il proprio Salvatore e Signore.
“A tutti quelli che l’hanno ricevuto, egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio” (Giovanni 1:12).
Da questo momento, la vita del credente cambia radicalmente.
Non solo è salvato dalla condanna eterna, ma comincia a sperimentare una salvezza presente, quotidiana, dalla potenza del peccato.
Questa trasformazione non è automatica né perfetta, perché la “carne” è ancora presente, ma l’opera dello Spirito Santo e la nuova natura portano il credente a una vita di santificazione progressiva.
La Parola di Dio, la preghiera, la consacrazione personale e la confessione continua del peccato al Signore sono strumenti essenziali per vivere nella libertà dei figli di Dio.
“Camminate secondo lo Spirito e non adempirete i desideri della carne” (Galati 5:16).
Infine, la salvezza ha anche una dimensione futura: la liberazione definitiva dalla presenza del peccato.
Questa avverrà al ritorno di Cristo, quando i morti in Lui risorgeranno e i viventi saranno trasformati.
I credenti riceveranno corpi nuovi, incorruttibili, perfetti.
Questo è il compimento glorioso della redenzione: “Aspettiamo il nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo, che trasformerà il nostro umile corpo rendendolo conforme al suo corpo glorioso” (Filippesi 3:20-21).
La salvezza non è una teoria, né un’emozione religiosa passeggera.
È un atto divino, storico, personale ed eterno.
È il cuore stesso del Vangelo: Dio che salva l’uomo per mezzo di Cristo.
La certezza di essere salvati non si basa sui sentimenti o sulle opere, ma sulla Parola di Dio, che afferma solennemente: “Chi crede in me ha vita eterna” (Giovanni 6:47).
Questo è il messaggio che trasforma le vite, che illumina le tenebre del cuore umano, che spezza le catene del peccato e che dona speranza eterna.
Oggi, più che mai, è necessario ascoltare la voce del Salvatore e rispondere con fede: “Ecco, ora è il tempo accettevole; ecco, ora è il giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).
Fabio BOLDRIN
Sara BORGOGLIO
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