Maradona e il suo mito

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Le parole che più detesto in assoluto sono “legalità” e ” eticità”, in luogo delle quali preferisco di gran lunga il concetto di ” dignità”. Ci era arrivato già Democrito qualche millennio fa, figurarsi se mi aspettassi che un moralista legatario come Pif – bravo a malapena a fare il giullare il TV , dato per regista e scrittore solo in quell’ obitorio del pensiero che è la cultura mainstream italiana – avesse gli strumenti per comprenderne la differenza. Pif disse che il Sud ricorda, pianse e piange Maradona perché l’ingannevole furbizia del gol di mano contro l’Inghilterra ne rispecchia e glorifica la cultura dell’illegalità: i meridionali vivono di espedienti truffaldini, si sa, e quando vedono che una persona, imbrogliando, la fa franca, lo si ammira fino a farne l’eroe che eleva la fraudolenza sopra i giusti e gli onesti.

Questo e nient’altro avrebbe realizzato Maradona a Napoli, ed è per questo che la gente lo ama anche da morto, mica per la bellezza, per un sogno collettivo, per un’epica che la Napoli pallonara e il Sud tutto non avevano mai conosciuto prima! D’altronde tra tutti gli ” stranieri” passati per la città nella sua lunga storia – Giotto e Simone Martini, Croce e Caravaggio, Goethe e Walter Benjamin, Curzio Malaparte e Norman Douglas – Napoli aveva urgente bisogno che ne arrivasse un altro a riscattarla attraverso una scorrettezza compiuta in Messico a beneficio dell’Argentina. Uno sgarbo sublime peraltro, ma vaglielo a spiegare ad un “impiegato della legalità” che quel gol di mano fu ‘guerriglia estetica’, gesto che si fa opera; vaglielo a spiegare ad un animo grigio senza gioia che Maradona sapesse stare al gioco e al tempo stesso essere oltre; vaglielo a spiegare ad un bigotto laico, senz’altro il tipo di bigotto più dannoso, quanto Maradona applicasse Democrito pur non avendolo probabilmente mai letto: da uomo vero per il quale la dignità è infinitamente più importante della legalità.

Vaglielo a spiegare ad un mediocre che non è stato in grado di comprendere una cosa brutta come la mafia, figuriamoci come avrebbe mai potuto capire una cosa bella e dignitosa come il rapporto tra Napoli e Maradona.

[Maradona] ci ha spiegato la lotta di classe come Marx non poteva fare portando Burruchaga sulla vetta del mondo, ha cantato la rivoluzione meglio di Majakovskij e l’ha realizzata a Napoli più del suo amico Fidel a Cuba, ha rifatto Newton al centro del San Paolo con le arance al posto della mela e ha confutato Einstein nello spazio – tempo compreso tra la testa di Tacconi e il palo contro cui lo spedi’ nel vano tentativo di agguantare l’ inafferrabile: i segreti dell’arte magica.

Ha redistribuito Borges a quelli che non l’avrebbero mai letto, rifondando il surrealismo a Fuorigrotta, mandato i nostri occhi su Marte prima della sonda Opportunity. Non è stato un uomo in mutande che correva dietro una palla, e nemmeno la mano di Dio: è stato il genio e la dignità del suo piede sinistro..

Enrica GARDIOL