Alessandria in fiamme: cassonetti bruciati, auto distrutte

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Corso Carlo Marx, civico 156, 9 dicembre: un’altra notte di roghi, un’altra cicatrice inferta alla città.
I cassonetti dati alle fiamme non sono più notizie straordinarie ma cronaca quotidiana in una realtà che si sgretola.
L’asfalto porta i segni di auto bruciate, una scarpa carbonizzata è rimasta a testimoniare una protesta senza volto, senza logica e senza controllo.
Residenti terrorizzati, come Fabio, raccontano di giovani che all’alba, per noia o rabbia, incendiano tutto ciò che trovano.
Due macchine distrutte, una appartenente a un ragazzo appena giunto dalla Germania: le valigie fuse, i sogni bruciati insieme al metallo.
Non è solo un quartiere, non è solo una città: è l’Italia che somiglia sempre più alle banlieue europee, dove la sicurezza è un miraggio e le autorità osservano impotenti.
Zone “videosorvegliate” solo a parole, cartelli vuoti di significato che rassicurano solo le coscienze di chi dovrebbe intervenire.
Le istituzioni promettono, ma le fiamme avanzano.
Non siamo ancora Parigi o Bruxelles, ma la strada è segnata, e a ogni bidone incendiato ci avviciniamo a quel punto di non ritorno.
I cittadini sono lasciati soli, costretti a togliere le loro auto prima che diventino torce, mentre i responsabili sfuggono, protetti da un sistema inefficace e da una società incapace di educare.
Un’Alessandris che brucia fuori e dentro, dove il divertimento di pochi è il costo del decoro e della dignità di tutti.

Vanni CENETTA

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