Questa mattina, nei pressi del centro commerciale Panorama, abbiamo documentato una situazione che definire emblematica è un eufemismo. L’area pubblica adiacente al centro commerciale, destinata a essere un giardinetto urbano, è ormai un vero e proprio esempio di “natura selvatica”.
“Mi sto godendo la natura selvatica di questo luogo,” ci dice il professore Manzini. “A me non dispiace, però vorrei vederla nel contesto giusto, in un prato di montagna o in campagna, non certo in città, in un luogo dedicato ai giochi”.
Il contrasto è stridente: tra un prato pubblico lasciato all’incuria, dove i giochi per bambini sono ormai inagibili, e un’area privata ben curata quella di proprietà di Panorama, tipica di un prato all’inglese, c’è solo un metro e mezzo di distanza.
“Vogliamo prendere questa decisione di non curare più il verde pubblico? Benissimo, ma dichiariamolo. Così almeno risparmiamo e rispettiamo le biodiversità”, afferma il prof. Manzini, sottolineando che se fosse una scelta dichiarata e consapevole, potrebbe anche essere comprensibile.
La contrapposizione tra pubblico e privato è lampante: da una parte una selva urbana, dall’altra un giardino curato.
“A questo punto facciamo uno sforzo”, suggerisce il prof. Manzini con tono ironico, “chiediamo alla corporation del centro commerciale Panorama di prendersi in carico anche quest’area pubblica, magari con degli scambi di servizi”.
Questa situazione invita a riflettere sull’importanza della cura degli spazi pubblici e su come le amministrazioni locali possano trovare soluzioni innovative per mantenere il decoro urbano, magari collaborando con realtà private.
La natura ci ricorda sempre la sua potenza, ma è nostro compito integrarla armoniosamente nei nostri ambienti quotidiani.
Con questa pillola di biodiversità vogliamo mettere in evidenza quanto la natura possa trovare modi imprevisti per riaffermarsi, anche nei contesti urbani più trascurati.
Fabio Boldrin
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