Miss Vera Aloe, drag queen e madrina del Pride di Alessandria

Aiuta il giornalismo indipendente

Supporta La Pulce nell'Orecchio in questo periodo difficile in cui l'informazione, anche quella scomoda, fa la differenza sulle fake news e la misinformazione.

L’intervista

Incontro Miss Vera a cena, a casa di amici.

Questa è la chiacchierata che abbiamo fatto.

Miss Vera si racconta e quel che ne esce è uno spiraglio intimo tra paillettes accecanti, qualche strass e delle nespole che continua ad offrirmi insistentemente, con gran cerimonia, quasi le avesse cucinate lei.

Quando glielo faccio notare, mi chiede se voglio un ceffone e visto che non lo voglio decido di cambiare il tiro della conversazione:

Miss Vera, dai Moti di Stonewall quello che tutti noi conoscevamo come Gay Pride si è evoluto nel Pride. Eppure la madrina continua universalmente ad essere riconosciuta in una Drag Queen. E’ una sorta di omaggio al passato?

Io non lo definirei passato, ma “storia” che come Madrina del Pride rivendico fortemente.

La comunità gay degli anni 70 da cui è nato tutto non era nemmeno riconosciuta come una minoranza a cui venivano negati dei diritti. Era cancellata, non doveva esistere.

Stonewall e l’atto di rabbia e ribellione che ne è seguito è stato rivoluzionario perché ha combattuto ingiustizie in tempi di violenza e repressione permettendo a noi di raccoglierne l’esempio. Il gesto di Sylvia Rivera non è entrato nella storia, l’ha fatta.

L’ha fatta marciando, mostrando con orgoglio la necessità di essere se stessi e in questo credo che una Drag Queen possa essere fonte di ispirazione perché attraverso la sua trasformazione raggiunge l’immagine più autentica che ha di sè.

Credo che le persone riconoscano questa peculiarità ad una Drag, ossia di riuscire a mostrare con orgoglio la sua vera natura. Per assurdo grazie ad una “maschera” abbatte tutte le altre, raggiunge la versione originale di se stessa, libera da convenzioni sociali o ipocrisie e non è soggetta al giudizio di nessuno, nemmeno al suo.

Ah chiaramente in più è anche una fatina splendida!

Essere Drag è abbracciare o rinnegare la propria natura?

Assolutamente abbracciare. Personalmente credo che questa trasformazione sia solo un mezzo per raggiungere l’equilibrio tra il proprio io interiore e quello esteriore attingendo alle proprie radici.

E quali sono le radici di Vera?

Io sono una femminista dall’animo irriverente e sfacciato e quando rivesto il ruolo di Madrina del Pride sento di avere una grande responsabilità che è anche un grande privilegio.

Il Pride rappresenta anche un palco da cui lanciare dei messaggi importanti perché quel giorno è come se le persone avessero un orecchio più portato all’ascolto e quelle parole diventano responsabilità.

E a me non pesa questa responsabilità, è proprio qui che vedo il privilegio, il privilegio di poter esser portatrice di un messaggio che cerco di curare sia nella tematica che nella forma, me ne prendo cura senza tuttavia prepararlo.

Lo curo attraverso la dote più grande che mi riconosco: l’empatia.

Anche durante gli spettacoli io non mi preparo mai un discorso o un intervento, mi piace andare di pancia, se mi preparassi mi toglierei naturalezza.

L’empatia mi permette di sapere sempre chi ho davanti e so quando posso accelerare o quando è meglio frenare e per me frenare durante il Pride significa non mettere gli altri in condizione di disagio, perché so sulla mia pelle cosa significa provarlo.

Credo inoltre che molte delle reazioni diciamo “contestatrici” siano dovute semplicemente al fatto che quando ci si trova davanti ad un essere libero si è costretti a fare i conti con la propria prigionia.

C’è comunque da dire che dal primo Pride in Alessandria non ho mai riscontrato particolari tensioni quel giorno anzi, Alessandria ha risposto subito con un’adesione che inizialmente ci ha sorpreso e riempito il cuore.

Evidentemente il Pride era quello di cui non sapevamo di aver bisogno.

C’è qualcosa a cui volutamente non pensi quando sei su quel carro?

Sì, cerco di non pensare ai miei amori: al mio compagno alla mia famiglia e ai miei amici. lo faccio perché in quel momento sono la mia forza e la mia debolezza, ho il timore di deluderli e credo che non sappiano quanto in realtà loro mi siano di ispirazione.

Poi, anche se non li cerco, incrocio i loro sguardi e sai perché?

Sia perché anche in mezzo alla folla c’è un qualcosa che ci fa ritrovare e sia perché sono sempre intorno a me vicinissimi, protettivi. E succede qualcosa. Anche grazie a loro torno forte, mi connetto con tutte le anime intorno a me, sento che mi accarezzano e mi lascio trasportare da un qualcosa di mistico.

E’ come se non sentissi più nessun tipo alcun tipo di timore o paura, in quel momento se mi dicessero che la sfilata si svolgesse tra due ali di omofobi anziché tra quell’onda arcobaleno, sfilerei con lo stesso stato d’animo.

So che è difficile da capire, ma anche da spiegare.

Credi che ci sarà un tempo cui non sarà più necessario il Pride?

Più che altro spero e credo che le nuove generazioni siano prive di quel germe malato che intrappola nei pregiudizi e negli stereotipi di una società tossica etero patriarcale e che i Pride possano organizzarli a ricordo di tutte le picconate dolci di chiunque si sia ribellato prima di loro, anche per loro.

Cosa pensi del coming out?

Credo sia indispensabile nelle mura domestiche per rivendicare la propria identità anche se nessun genitore che ama il proprio figlio può dire di non sapere chi abbia davanti o chi abbia cresciuto, ma alcuni per prenderne coscienza devono sentire questa “confessione”.

Diverso è quello che si aspetta la società, molto spesso cadiamo nel concetto tossico dei finti ciechi che tentano di moralizzare anche su questo per farti sentire in colpa con: “ma tu non mi hai detto niente”.

Perché identificarsi sessualmente dovrebbe appartenere solo alle presentazioni di alcuni di noi? Dov’è il confine tra identificazione sessuale e ipocrisia?

Mi spieghi cosa si perde chi non partecipa ad un Pride?

Userò le parole di alcuni miei amici che avevano piacere a partecipare ma che non credevano che avrebbero fatto un viaggio dentro loro stessi.. è qualcosa di intimo e corale allo stesso tempo.

Chiunque abbia partecipato sa di cosa parlo.

Ok Miss Vera, come chiudiamo?

Ricordando che sono stata la prima bambina influencer sfruttata per le sue incredibili doti artistiche.

Ho debuttato appena nata nel tip tap nella recitazione e in tutte le altre discipline artistiche esistenti e questo senza far abuso di alcool e sostanze stupefacenti.

Ora mi ritrovo venticinquenne circondata dalle mie tate di allora perché le avevo assunte subito a tempo indeterminato e loro sono ancora tutte vive, erano piccolissime come me ai tempi dei loro primo servigi.

Ora prendi una nespola o un ceffone.

Ho preso la nespola.

di K.