Domani 9 maggio presidio davanti all’azienda.
La Centrale del latte di Alessandria e Asti porterà i libri in tribunale per il fallimento. Il Covid e la contrazione dei consumi, le scelte politiche e di management hanno affossato la società fino alla procedura di fallimento che inizierà domani, dopo che i soci non avevano approvato un ulteriore aumento di capitale.
Sono una cinquantina i dipendenti a rischio, anche perché eventuali compratori potrebbero non aver bisogno di una forza lavoro così numerosa. Già, perché la Centrale del latte, nonostante i conti in rosso, è uno stabilimento ancora capace di produrre e pertanto può interessare a molti. A patto di ripartire da zero, ovvero a prezzo stracciato e senza debiti.
Piangere sul latte versato
La Cgil parla di una crisi annunciata: nelle ultime settimane il CdA si è riunito più volte per vagliare e deliberare su proposte che non sono mai arrivate o che mettevano in discussione i posti di lavoro.
L’azienda oltre a versare in grave crisi economica da diverso tempo, sta anche perdendo importanti fette di mercato. Scelte industriali sbagliate, investimenti sbagliati, hanno portato la Centrale del Latte nello stato in cui oggi versa l’azienda. E’ a rischio il posto di lavoro per 48 famiglie. Stamattina c’è stata la riunione tra rsu, segreteria Flai e Cda nella quale ci è stato comunicata la chiusura, da parte del consulente, della composizione negoziata della crisi con esito negativo con relativa decisione nei prossimi giorni, di mettere la società in liquidazione.
I dipendenti pagano oggi il prezzo più alto di un percorso che sfocia nella situazione più grave non per loro responsabilità. Il marchio della Centrale del Latte di Alessandria e Asti rischia di sparire sia dagli scaffali della grande distribuzione ma anche dai banchi delle latterie e bar dislocati su tutta la provincia di Alessandria, Savona, Viareggio oltre che in diversi punti vendita dell’Italia nord occidentale.
Chiediamo un atto di responsabilità ai soci per non far morire una delle poche aziende agro-alimentari presente sul nostro territorio a partire dal 1931 e con essa, il posto di lavoro compreso l’indotto che oggi vive di “questo latte”.
Lega: “Responsabilità del Comune
Il Carroccio accusa il sindaco e la giunta, rei secondo loro di essersene lavate le mani.
“La fine della Centrale del Latte non era scritta nel firmamento, e non è dipesa neppure solo da errate scelte aziendali, come affermano i sindacati. Semmai è mancato un serio progetto di rilancio, ed è proprio su questo fronte che un sindaco con senso di responsabilità avrebbe potuto muoversi, facendo del socio Comune l’interlocutore diretto di investitori privati potenzialmente interessati ad un’eccellenza del settore caseario, patrimonio culturale ed identitario di tutto il territorio.
Il sindaco Abonante non ci ha neanche provato, questa è la verità. E ora non resta che sperare che qualche imprenditore lungimirante, capace di investimenti importanti, possa farsi avanti in tribunale, per dare alla Centrale del Latte di Alessandria e Asti una seconda vita. In gioco c’è l’occupazione di tanti lavoratori, dipendenti e collaboratori dell’azienda di viale Massobrio, ma anche il futuro di un’intera filiera di produttori che almeno per il momento dovranno conferire altrove il loro latte”.
Commenta per primo