La triade dell’agricoltura salta sul trattore della protesta (e copia le idee degli ‘autonomi’)

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Richieste ai prefetti, lamentele sulle promesse disattese: tutto già visto e fatto dagli Agricoltori Autonomi

Hanno aspettato che le proteste spontanee montassero e si sfogassero, guardando di nascosto l’effetto che fa come nella canzone di Jannacci. Hanno sperato in cuor loro che presidi, cortei con i trattori e sit-in sotto le prefetture fossero un fiasco, così da dire: fidatevi ancora di noi. E invece.

Le associazioni agricole più rappresentate in provincia di Alessandria e Asti (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) hanno assistito imbarazzati alle proteste di Alessandria, Asti, Tortona, Alba e via via in tutto il Piemonte. Fino a Sanremo, con la mucca Ercolina. Salvo poi decidere che in fondo stavano facendo bene ed avevano seguito – mediatico e istituzionale – così da affrettarsi a precisare di condividere i motivi della protesta a cui “non sembra tuttavia opportuno oggi “mettere la bandiera” su manifestazioni nate trasversalmente tra gli agricoltori”.

Anche perché nessuno ha chiesto loro di sbandierare i propri simboli. Ma tant’è, i sindacati che non hanno creduto inizialmente di protestare davanti ai palazzi si sono dichiarati “pronti al dialogo e aperti al confronto e a condividere sui tavoli istituzionali le proposte degli agricoltori”. Tempismo perfetto per salire sul carro, letteralmente.

Prefetto e decalogo

Per uscire dall’imbarazzo di chi guarda e basta e promette di parlare con la politica (la stessa che ha azzerato i guadagni dei piccoli agricoltori), per timore di perdere tesserati arrabbiati (si sono subito preoccupati di capire se i collettivi avessero intenzione di far loro concorrenza con un’altra associazione) ecco ConfColCia eccoli a Bruxelles, in Regione e dal Ministro.

Ma sempre dopo.

Dopo le proteste, dopo i trattori, dopo l’interessamento dei prefetti (Asti e Alessandria).

Salta fuori un documento inoltrato agli uffici territoriali del Governo, una sorta di manifesto agricolo per portare a conoscenza la situazione di sofferenza del mondo agricolo. In ritardo di un mese, da quando gli agricoltori e allevatori autonomi erano saliti a Palazzo Ghilini con analoghe istanze.

Le proposte, dieci punti, sono eufemisticamente molto simili a quelle degli Agricoltori Autonomi. A tal punto che entrambi i documenti finiscono con “no al deposito nazionale di scorie nucleari”. Una fotocopia su carta intestata, insomma.

“Cambio di passo”

“E’ ora di dare risposte certe e immediate alle esigenze delle imprese agricole”. Dopo un mese anche Coldiretti si arrabbia e chiede un cambio di passo ai governi, a tutti i livelli.

E sempre dopo, Confagricoltura lamenta “Nonostante tutto, (i politici) rimangono indifferenti alle proteste degli agricoltori”.

Gli Autonomi c’erano arrivati prima, dichiarando solo qualche tempo prima: “Solo promesse e niente fatti, la protesta continua”.

Su tutto resta la preoccupazione per la nuova associazione degli ‘autonomi’ che potrebbe fare una inaspettata concorrenza e rompere il cartello della triade.

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