Il presidente dell’associazione commercianti del quartiere racconta i ‘segreti’ del Cristo
Eventi, dialogo con i cittadini e con gli amministratori locali. Il successo del quartiere Cristo in termini di visibilità, numeri, negozi e ‘vivibilità del rione’ sembra non avere pari da nessuna altra parte di Alessandria. Eppure Enzo Cirimele, presidente dell’associazione commercianti del Cristo non vuol sentir parlare di “Cristo mania” o di favori particolari: “Organizzazione, lavoro e gioco di squadra”, sintetizza.
Un’ora al giorno
Cirimele confessa di dedicare almeno un’ora al giorno del suo tempo all’associazione, tra riunioni, decisioni, pratiche e conti: “Il Cristo non è più un quartiere dormitorio bensì a misura di famiglia, in cui c’è tutto e si vive bene. Il risultato arriva da lontano, dopo anni di attività e di coinvolgimento di tanti abitanti che hanno sposato la nostra idea”.
Da agente immobiliare sottolinea il vanto di corso Acqui, piena di negozi attivi: “I commercianti hanno capito che aprire al Cristo è un vantaggio perché c’è una rete di solidarietà reciproca, un marketing promozionale che porta diecimila spettatori a evento e che siamo attenti ai problemi del quartiere”.
Un progetto esportabile, ma come mai da nessuna altra parte si riesce a replicare il ‘modello Cristo”? “Tutto è esportabile – prosegue Cirimele – ma è necessario fare squadra, non attendere che gli altri facciano le cose per te e investire. Tra tesseramenti, sponsor e contributi dei commercianti riusciamo ad essere autonomi per finanziarci i nostri eventi. L’esperienza, poi, ci agevola. Avere un esperto di creazione di manifestazioni come Stefano Venneri è un plus. Certo, i risultati non vengono da un giorno all’altro”.
Il micromondo del Cristo
E’ anche la mentalità degli abitanti a fare la differenza. “Sono solidali. Trovi il volontario che pulisce l’aiuola invece di lamentarsi sui social del problema. Se ci serve una mano per qualche lavoro urgente, con un giro di telefonate lo troviamo in un’ora. Tanti sono disponibili e ci tengono al decoro del quartiere. Ci sono cittadini comuni che sostengono come possono le spese, perché capiscono il grande impegno che sta alla base di un quartiere vivo”.
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