E’ stato aperto lo stato di agitazione di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di Ipat SRL che si occupano dei servizi di logistica all’interno dello stabilimento Gualapack di Castellazzo Bormida.
Le lavoratrici e i lavoratori qualche mese fa hanno deciso di abbandonare CGIL e CISL e di iscriversi alla Adl Cobas per cercare di migliorare le loro condizioni lavorative, considerato che all’interno della stabilimento vi è una forte disparità contrattuale e salariale tra i dipendenti diretti Gualapack e i lavoratori in appalto. Ipat SRL, nonostante svolga attività di logistica nel sito, applica il CCNL delle pulizie che prevede una paga di poco più di 7 euro lordi l’ora. “La logica degli appalti e dell’esternalizzazione di alcune produzioni conduce allo sfruttamento dei lavoratori che vengono sottopagati. Mentre nel paese si discute di salario minimo a 9 euro l’ora e di contratti pirata emerge in tutta la sua drammaticità la situazione di lavoratrici e lavoratori a cui viene applicato un contratto indecente firmato da CGIL, CISL e UIL”.
Eco cosa dicono i sindacati: “E’ stato effettuato un primo incontro con Ipat SRL durante il quale sono state riportate alcune problematiche e avanzate alcune richieste che non hanno ricevuto fino ad oggi alcuna risposta. La strategia dell’azienda è fin troppo chiara e prevede un continuo rimandare ogni decisione e continuare a prendere tempo.
L’applicazione del CCNL logistica è la richiesta principale, non essendo accettabile che venga applicato il contratto delle pulizie a chi svolge mansioni di logistica. Le lavoratrici e i lavoratori chiedono anche l’introduzione di un ticket restaurant giornaliero e altre misure premianti che portino a un aumento dei salari.
Inoltre le vite delle lavoratrici e dei lavoratori sono totalmente nelle mani del datore di lavoro, in quanto i turni vengono comunicati con scarsissimo anticipo e i giorni di riposo variano a seconda delle esigenze aziendali, rendendo impossibile programmarsi una vita al di fuori del posto di lavoro.
Oltre a questi elementi chiave, è stata contestata all’azienda la pratica di sottrarre direttamente dalla busta paga dei dipendenti ingenti somme di denaro, che in alcuni casi arrivano fino a 4000 euro in due anni, per presunti danni effettuati sul lavoro, violando ciò che è previsto dal contratto applicato.
Da ultimo Ipat SRL ha negato lo svolgimento dell’assemblea sindacale all’interno del posto di lavoro indetta regolarmente dalla nostra Organizzazione Sindacale.
Si è deciso così l’apertura dello stato di agitazione con richiesta di un incontro congiunto con Ipat e il committente Gualapack.
E’ arrivato il momento che la famiglia Guala, considerata da sempre nella città di Alessandria la “borghesia illuminata progressista”, si assuma le proprie responsabilità e smetta di far lavorare all’interno del proprio stabilimento lavoratrici e lavoratori con una paga da fame e a cui vengono calpestati i più elementari diritti sanciti dallo Statuto dei Lavoratori”.
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