Europa e materie prime, un problema quotidiano

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L’Europa assiste a una frattura del mondo che sembra mettere in soffitta la globalizzazione: da una parte Cina e Russia, dall’altra l’America. In mezzo noi, che ci consideriamo il centro del pianeta ma in realtà perdiamo via via importanza. È vero, l Europa e ricca ma sta invecchiando e sta diminuendo la popolazione : 746 milioni di cittadini contro il miliardo e 400 milioni della Cina il miliardo e 380 milioni dell’India, il miliardo e 200 milioni dell’Africa, il miliardo delle due Americhe. E per noi, che siamo trasformatori, la globalizzazione è fondamentale, dobbiamo vendere i nostri prodotti intermedi e finali a tutto il mondo. Ma come ci hanno rivelato il Covid e la guerra, siamo terribilmente dipendenti dalle materie prime degli altri. Non si tratta solo di rifornirci di petrolio e gas metano e Il carbone, utilissimo in questo momento per sostituire il metano nelle produzione di elettricità, viene estratto in Cina, India, Stati Uniti, Australia: l’Europa è al quinto posto con una produzione che è pari a un settimo di quella cinese.

E poi c’è l’alluminio, dove la produzione cinese è quasi nove volte quella del secondo produttore la Russia  Il cobalto fondamentale insieme al litio per la costruzione delle batterie delle auto elettriche, trova soprattutto nella Repubblica democratica del Congo dove si concentra circa il 70 per cento della produzione e il 50 per cento delle riserve a livello globale, il cui monopolio peraltro è già in mano alla Cina. «La Commissione europea» viene ricordato in un’analisi della Cassa depositi e prestiti ha identificato 30 materie prime critiche (tra cui litio, gallio, grafite, magnesio, titanio) indispensabili per costruire batterie, semiconduttori, celle fotovoltaiche, per realizzare leghe leggere nei settori automobilistico, dell’elettronica, dell’aeronautica, degli imballaggi, dell’edilizia». Di queste, solo poco più del 20 per cento viene fornito da Paesi membri dell’Unione, per la stragrande maggioranza l’approvvigionamento è concentrato in Paesi terzi: oltre il 98 per cento della fornitura di terre  rare dell’Ue proviene dalla Cina, il 98 per cento del borato dalla Turchia, l’87 del litio dall’Australia, il 71 del platino dal Sudafrica. «Allo stato attuale» sottolinea il report di Cdp «la Cina detiene il primato come principale Paese fornitore di materie prime critiche per l’Ue rendendo quest’ultima vulnerabile a eventuali restrizioni sull’export o ad altre decisioni di tipo strategico da parte di Pechino tra cui l’eventuale scelta di sostenere il vantaggio competitivo delle industrie cinesi riservando loro maggiori quote di produzione ,L’Europa dunque dovrebbe dunque assicurarsi una sempre maggiore autonomia commerciale e geopolitica in termini di approvvigionamento interno di materie prime critiche, che non può non passare, per esempio, per la ridefinizione di alcune fasi strategiche delle catene di produzione  per lo sviluppo di una forte industria del riciclo delle materie prime». Ma anche sul fronte alimentare non siamo messi bene, come ha mostrato la guerra in Ucraina: cinque Paesi gestiscono più di due terzi delle esportazioni globali di grano, Russia, Stati Uniti, Canada, Francia e Ucraina. Il Brasile e rappresenta il 40 per cento delle esportazioni globali di zucchero e il 50 per cento di quelle di soia. Gli Usa controllano

il 26 per cento dell’export di mais. Il problema per l’Europa non è solo procurarsi le materie prime, magari riaprendo miniere, andando alla ricerca di giacimenti di litio nel continente o recuperando terreni agricoli non produttivi, ma anche ripensare il proprio ruolo di trasformatore. La spiegazione più ovvia del calo dell’integrazione commerciale globale dell’Ue è la sua dimensione relativamente minore nell’economia mondiale. Ma non è l’unica ragione. La diminuzione del ruolo globale dell’Unione nelle catene del valore manifatturiero è in gran parte conseguenza di una crescita della domanda interna molto più debole rispetto al resto del mondo». Di fronte a questo quadro preoccupante l’Europa sta reagendo.  Ha una serie di programmi per aumentare la produzione di batterie, pannelli fotovoltaici, derrate agricole e per estrarre litio, cobalto e grafite. Resterà però sempre dipendente dall’esterno per molte materie prime.

Dr. Ugo Carlo Gervasi