Alessandria – Sono due i comuni delle Aree protette del Po piemontese coinvolti nella vicenda della peste suina africana che ha “infettato” ben 78 comuni in provincia di Alessandria. Si tratta di Capriata d’Orba e Predosa, dunque la zona più interessata per quanto riguarda le Aree protette del Po piemontese è quella della Riserva naturale del torrente Orba.
In base all’ordinanza “che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza”, appena firmata dai ministri Roberto Speranza e Stefano Patuanelli, è vietata l’attività venatoria e gli interventi di gestione faunistica per sei mesi a partire dalla data di adozione. Sono pure vietate le attività di mountain bike e trekking, ma anche la pesca e la raccolta di funghi e tartufi, e le attività che implicando l’interazione, anche indiretta, con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti possono contribuire al diffondersi della malattia.
Da parte sua l’Ente-Parco ha già preso provvedimenti: ha fermato le attività previste dal suo Piano di gestione del cinghiale nel territorio della Provincia di Alessandria e cioè il trappolaggio tramite l’utilizzo di “gabbie” e di “recinti” (chiusini) con scatto automatico, manuale o misto, l’appostamento fisso o temporaneo con carabina munita di ottica di puntamento da strutture posizionate a livello del terreno o sopraelevate (altane), la “Cerca” a piedi ma anche da automezzo e la “Girata” con cane da caccia.
Inoltre l’Ente-Parco sta collaborando alla ricerca attiva di carcasse di cinghiale: in base al protocollo di intervento, in caso di ritrovamento, si deve tempestivamente avvisare l’ASL competente, tramite fotografia e georeferenziazione del sito.
La peste suina africana non colpisce gli esseri umani ma maiali e cinghiali. Importante è comunque non avvicinarsi e toccare animali morti per non favorire la propagazione dell’infezione. (Foto tratta da La Repubblica).
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