Mascherine, una bomba ad orologeria incombe sull’ambiente

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Secondo il ricercatori dell’università di Southern Denmark 129 miliardi di mascherine sono buttate ogni mese in tutto il mondo, 3 milioni al minuto,fibre di plastica microscopiche smaltite perlopiù come rifiuti solidi per poi essere bruciate negli inceneritori.

Una vera e propria bomba ambientale!! Secondo anche le ultime ricerche dell’università di Milano-Bicocca una sola mascherina rilascia fino a 170.000 microfibre al giorno, gettata in mare vengono inghiottite dai pesci che poi ritroviamo nei nostri piatti.

Buttata ai bordi della strada la mascherina usa e getta si infiltra nelle falde freatiche e finisce nella nostra acqua potabile.

Con una durata di vita di 450 anni la mascherina sta diventando una vera e propria bomba a orologeria per l’ambiente con conseguenze durature per il nostro pianeta.

I guanti, inoltre, in mare possono essere scambiati per meduse dai delfini o dalle tartarughe marine e se ingeriti questi animali sono condannati a morte certa Prima della dichiarata pandemia ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica venivano disperse in mare ora la cifra potrebbe diventare stratosferica.

Secondo l’associazione francese Operation Mer Propre continuando così nel Mediterraneo ci saranno “più mascherine che meduse e quest’estate nuoteremo con il Covid-19″.

Ci si preoccupa per il riscaldamento globale del pianeta ( teoria peraltro molto contestata in numerosi ambienti scientifici) e sulla sostenibilità delle attività umane quando è stata attivata una bomba a orologeria che rischia di esplodere facendo dei danni incalcolabili al nostro pianeta e direttamente anche all’uomo. Infatti le mascherine monouso sono realizzati in microfibra di plastica che non sono biodegradabili. Quando degradano, lo fanno in micro e nanoparticelle che si fanno poi strada nell’ecosistema e alla fine finiranno nei fiumi nei laghi e negli oceani con un impatto molto grave su tutto l’ecosistema marino.

La mascherina all’aperto poi, come peraltro dichiarato da qualcuno, è diventata, per il potere politico, più che un presidio sanitario, un simbolo che visivamente deve ricordare a tutti noi l’esistenza di una emergenza che fa comodo a molti prolungare. Inoltre non ci sono studi scientifici controllati che indicano che l’uso universale delle mascherine, fuori dagli ambienti a rischio, riduca la diffusione del virus tra la popolazione.

Nello specifico poi assistiamo ad iniziative economiche come quella della nostra più grande fabbrica automobilistica FCA che invece di concentrarsi sulla produzione di automobili ha convertito molti delle linee di produzione da auto a quello delle mascherine : dunque traete voi le conclusioni !!

Bisogna urgentemente cambiare rotta prima che si troppo tardi.

Luigi Manzini