L’azienda commenta: “Non è certa la correlazione”
Tra i maschi che vivono nell’area di Spinetta attorno al polo chimico si riscontra un maggiore livello di mortalità al di sopra delle medie rispetto ai dati regionali – ‘statisticamente significativo’ – per melanomi (+186,37% rispetto alla Provincia), ipertensione arteriosa (+97,16%), tumori della mammella maschile (+1722,49%); nelle donne di Spinetta sono i polmoni ad essere colpiti. I tumori dei polmoni sono +55,87% rispetto ai dati provinciali, quelli della vescica +335,7%. I tumori ai reni +335,7%
Sono le conclusioni a cui l’Arpa Piemonte è arrivata nel dossier sullo stato epidemiologico dell’area di Spinetta, studiando i casi di mortalità dei residenti dal 1996 al 2016.
Dati allarmanti che segue la condanna definitiva per disastro ambientale (colposo) ai danni di dirigenti Solvay Solexis.
Solvay replica
“Solvay prende in seria considerazione le evidenze di questo studio epidemiologico”, commentano dalla multinazionale, ma… “Lo studio sottolinea che le cause possono essere molteplici e richiedono ulteriori approfondimenti, ma non consente di evidenziare univoci rapporti di associazione causale. Nei prossimi giorni Solvay analizzerà lo studio e le sue conclusioni”. Come dire, non c’è la prova provata, la pistola fumante che l’incidenza del doppio e dei tumori mortali a Spinetta rispetto a tutto il resto della provincia di Alessandria e di tutto il Piemonte sia causata dall’attività industriale dell’area chimica.
No, non c’è, perché sono state prese le cartelle mortuarie degli spinettesi e se ne sono segnate le cause. Ma dei giudici hanno deciso che lo stabilimento ha inquinato l’ambiente per anni. Quanti indizi fanno una prova? Solvay prosegue: “La stato di salute dei lavoratori del sito di Spinetta Marengo viene monitorato costantemente secondo un rigido protocollo di sorveglianza medica” E sulla base dei 38 esami extra che l’azienda fa sui suoi dipendenti non si evidenzierebbero problemi di salute legati al lavoro.
“Solvay ha anche installato una importante rete di centraline di controllo delle emissioni in aria su tutti gli impianti produttivi per la sicurezza dei lavoratori. In accordo con gli enti sono state installate anche due centraline esterne al sito per la salvaguardia della collettività.
Tutte le analisi effettuate sull’acqua utilizzata, all’interno o fornita all’esterno del sito di Spinetta Marengo, hanno sempre confermato il totale rispetto dei criteri di potabilità.
Il controllo di tutte le attività di Solvay viene effettuato regolarmente dagli Enti tecnici locali”. Tutti dati ‘interni’, oppure condivisi con gli enti e con Arpa? In ogni caso anche se nell’Anno Domini 2019 tutti i dipendenti sono sani come pesci non vuol dire neppure il contrario, che prima per decenni, non si fosse avvelenato. E che dopo decenni tali intossicazioni non si siano trasformate in tumori maligni.
Frydais For Future. Gli attivisti ambientalisti sono perentori: basta favori a chi negli anni ha provocato la morte. Ecco cosa scrivono:
“Già in passato le precedenti indagini riguardanti la zona della Fraschetta a Spinetta avevano fatto emergere risultati allarmanti (pensiamo allo studio realizzato nel 1997, al progetto Linfa 2006, ai dati sulla mortalità nelle circoscrizioni del 2009).
Questi dati, letti con la lente corretta, dimostrano immediatamente come vi sia una stretta relazione tra alcune patologie (tumorali e non) e le sostanze lavorate e smaltite dal polo chimico del Gruppo Solvay a Spinetta Marengo.
Nel 2012 la Solvay fu costretta a sospendere la produzione di Pfos – perfluoroottansolfonati, vietati dalle normative e dalle convenzioni internazionali – ma si sa, il profitto vale ben più della salute e fu così che si iniziò a produrre il componente fluorurato C604 senza che vi fosse la benché minima garanzia ambientale. Ed è proprio per ampliare la produzione di questo componente che recentemente Solvay ha chiesto alla Provincia un’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).
Come Fridays For Future Alessandria, chiediamo che, non solo non venga autorizzata la costruzione dell’ampliamento dell’area produttiva di Solvay, ma che si inizi seriamente a mettere in atto la bonifica della zona della Fraschetta.
Il ricatto tra salute e lavoro deve essere definitivamente espulso dal dibattito pubblico, non è più accettabile perché – mutuando uno slogan coniato a Taranto – “tutta la chimica del mondo non vale una sola vita”.
Dobbiamo, inoltre, stare attenti a non farci ingannare dalle cosiddette operazioni di green washing: non può essere normale che chi devasta i nostri territori sia lo stesso che per ripulirsi l’immagine, più che la coscienza, instaura collaborazioni con le scuole, a cui dona attrezzi da laboratorio o lavagne lim, ospita gite organizzate per visitare il polo chimico fino alla paradossale istituzione della “giornata del cittadino Solvay per la cura dell’ambiente”. Non basta tingersi di verde e sbandierare un animo fintamente ecologista per evitare di assumersi le proprie responsabilità!
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