Venerdì 24 maggio, alla parrocchia di San Michele, si terrà un incontro con Luca Di Tolve, quello che sostiene di essere il protagonista della canzone di Povia “Luca era gay”, attualmente a capo del “Gruppo Lot” al centro di inchieste giornalistiche perché promuove ed esercita le terapie riparative dell’omosessualità, disconosciute e condannate dalla comunità scientifica perché prive di fondamento e pericolose per chi le subisce o vi si sottopone.
Il collettivo Non Una di Meno Alessandria – quello che ha promosso le già ‘scandalose’ letture di favole da parte di drag queen – ovviamente critica l’opinione per cui l’omosessualità sia una malattia da curare e curabile, ma soprattutto critica il Comune di Alessandria che ha concesso il patrocinio nel nome della libertà di espressione.
Scrivono le femministe: “Ecco che ancora una volta ci troviamo costrette a porre l’accento su quale sia la doverosa distinzione tra chi tutela diritti e chi invece vuole negarli; tra chi cerca di far passare in maniera implicita mere opinioni o vicende personali come fatti oggettivi, e chi invece si batte affinché le differenze non debbano essere continuamente messe sotto processo. Davvero qualcuno trova giusto che, in nome di questa presunta libertà di espressione, un Comune avalli iniziative che sostengono tesi contro una buona fetta di popolazione? Un Comune non dovrebbe rappresentare anche le persone LGBT*QI+? Seriamente è accettabile che un Sindaco patrocini il Pride – dissociandosi però dal suo contenuto – e, allo stesso tempo, patrocini un evento in cui c’è chi sostiene che le persone omosessuali siano da curare? Perché il Sindaco non si dissocia pubblicamente anche da questa tipologia di eventi, come si è premurato di fare con il Pride?”
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