La passione per il gioco sta dilagando in Italia, soprattutto in Piemonte. In questa regione, così come in Lombardia, le persone che tentano la fortuna negli ultimi anni sono in forte crescita: nel 2015 sono state registrati 3,9 miliardi di euro in vincite per i giocatori piemontesi e un ammontare più o meno simile è stato osservato per la Lombardia. Le altre regioni che mostrano una passione per il gioco sono a seguire Lazio, Campania e Veneto.
Cosa spinge l’essere umano a sfidare la sorte? Il gioco rappresenta spesso un momento di evasione dalla realtà, in cui per un attimo smettiamo di essere noi stessi e vestiamo i panni di esperti sportivi; nel dare la nostra valutazione su una partita di calcio ad esempio ci ergiamo a giudici super partes e in qualche modo diamo anche suggerimenti tecnici agli allenatori o ai tecnici. Nel caso invece di slot machine o nel bingo improvvisamente ci tramutiamo in “lupi di Wall Street” e, per un attimo, fingiamo di appartenere a quella realtà in cui tutto è possibile.
Sin da quanto l’uomo ha messo piede sulla terra, ha sempre avuto la tendenza a provocare la sorte cercando di vincere qualcosa basandosi sulla casualità. E non è un caso che i primi dadi, rinvenuti in Cina, risalgano addirittura a 5000 anni fa: niente di professionale o particolarmente elaborato, ma semplicemente frammenti di ossa di pecora intagliati e utilizzati in modo ‘azzardato’. La pratica di tentare la fortuna si è poi diffusa, trasferendosi dall’Asia all’Egitto, fino ad arrivare all’India: dai sumeri ai babilonesi, includendo anche gli assiri e i Faraoni, nessuno è riuscito a resistere alla tentazione di giocare a qualcosa.
Dai dadi alla smorfia il passo è breve
La passione del gioco affonda le sue radici in un campo decisamente mistico, dato che rappresenta di fatto la volontà di cambiare il proprio destino, esattamente come farebbe una divinità muovendo i fili degli esseri umani. E non deve dunque stupire che al gioco e ai dadi si ricolleghino anche i sogni e la cabala: parliamo della Smorfia e del significato dei sogni, ai quali vengono spesso associati numeri da giocare successivamente al lotto. Qui entriamo in un campo che vede tradizioni e fantasia accavallarsi l’uno sull’altro: difatti uno stesso simbolo può avere diversi significati e di conseguenza può essere associato a diversi numeri. Nonostante la Smorfia esista oramai da secoli, è impossibile risalire alla sua nascita, essendo stata tramandata oralmente per molto tempo.
La Smorfia e l’arte
La passione per il gioco è entrata talmente in profondità nel nostro DNA da aver dato i natali anche ad alcune forme artistiche ispirate alla cabala. Ed in questo senso non potremmo non citare il teatro napoletano e il gruppo di cabarettisti ‘La Smorfia’, composto dal trio Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro, sulle scene negli anni ’70 e ’80. Si tratta di un genere di comicità che affrontava temi folkloristici di tradizione napoletana sotto forma di sketch, e stando a quanto dichiarato dal grande Massimo Troisi, rispecchia la tendenza a risolvere i propri guai sperando di vincere un terno secco al lotto.
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