Nel cuore del quartiere Pista di Alessandria, in via Palermo, è in atto un’installazione che preoccupa i residenti: un’antenna 5G, alta diversi metri e posizionata a ridosso di abitazioni e centri commerciali.
Le onde elettromagnetiche che verranno emesse da questo impianto, attivo 24 ore su 24, sono oggetto di dibattiti sempre più accesi. Nonostante i permessi concessi dalle autorità e il rispetto delle normative vigenti, il professor Manzini, intervistato sul posto, mette in guardia dai pericoli reali e sottovalutati.
Le onde del 5G, definite “onde corte”, penetrano facilmente gli spazi urbani densamente popolati, come confermato da studi recenti che collegano l’esposizione prolungata a gravi rischi per la salute, inclusi tumori e disturbi neurologici.
Sebbene le istituzioni continuino a rassicurare la popolazione, cambiando (fintamente) i parametri di sicurezza quando necessario, la realtà è che la velocità con cui si propagano queste onde e la loro intensità sono preoccupanti.
In un contesto urbano abitato da famiglie e persone vulnerabili, l’installazione di antenne a un’altezza accessibile, vicino a scuole e case, sembra una scelta irresponsabile, dettata più da interessi economici che dalla tutela della salute pubblica.
È proprio la silenziosa connivenza tra istituzioni e multinazionali delle telecomunicazioni a destare sospetti: chi controlla davvero che tutto ciò rispetti e non procuri danni alla salute umana?
Le autorità, che dovrebbero proteggere i cittadini, sembrano invece piegarsi a logiche di puro profitto.
Intanto, Alessandria (come il resto dell’Italia) si avvia a diventare un laboratorio a cielo aperto, dove l’elettrosmog aumenta senza freni, mettendo a repentaglio la salute di chi vive in queste zone.
Con le antenne poste a pochi metri da casa, i cittadini si chiedono chi risponderà delle conseguenze a lungo termine.
Vanni CENETTA
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