Il futuro di Amag in 3 mosse: rinnovabili, riorganizzazione, fusione

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Il Comune prepara la strategia a breve e medio termine: serve una riorganizzazione del personale, puntare sulle energie rinnovabili, più raccolta differenziata (in vendita il 30% di Amag Ambiente)

Si lavora per creare una sola società per le reti idriche e magari una sola grande multiutility provinciale per essere competitivi

Il Comune di Alessandria prepara il piano di rilancio del Gruppo Amag, pensando alle strategie future per evitare il crack. L’assessore alle partecipate Giorgio Laguzzi ha parlato del nuovo atto di indirizzo, via Facebook sul canale del Pd alessandrino, cercando di polemizzare il meno possibile con le precedenti gestioni, anche se sono inevitabili i paragoni.

E’ sotto gli occhi di tutti che Amag necessiti di un processo di modernizzazione non rinviabile. Laguzzi non parla di cessione completa a privati, ma di partner benvenuti al fine di efficientare la macchina che negli anni “ha accumulato problemi”.

“ci distingue dal passato (giudizio critico e negativo) modus operandi di presentare le cose. “La tendenza del centrodestra è di presentare il Gruppo come se sotto la loro gestione avesse i conti perfetti e in stato eccellente di salute. Abbiamo un atteggiamento più realistico, crediamo nella nostra partecipata ma non vogliamo raccontare favole: i problemi esistono e vanno affrontati”.

I problemi del Gruppo Amag

Laguzzi ne snocciola giusto alcuni: l’aumento considerevole del personale e i costi dello stesso: “Nel 2017 il costo era di 17,9 milioni, nel 2021 aumentati a 20,5 milioni, dovuto non solo al numero, ma anche agli scatti scatti di livello, non sempre legati alle logiche meritocratiche e di equità, dicono i consulenti”.

Una risposta se la dà già: “Le partecipate pubbliche storicamente venivano considerate come camere di compensazioni e di ammortizzatori sociali”…

Altra critica: “I mancati investimenti sulle reti idriche e la mancata riscossione dei crediti hanno determinato la difficoltà di investimento. Terzo esempio: i capitali incassati dalla cessione dell’80% di Alegas invece di essere reinvestito nel gruppo è stato distribuito come dividendo: immagino che i bilanci del Comune avessero avuto bisogno…”.

L’assessore alle partecipate rassicura: “Nella strategia, eventuali capitali da quote cedute saranno comunque reinvestite nella società”.

Breve e medio termine

Si pensa già alla gara per cedere obbligatoriamente almeno il 30% di Amag Ambiente, dopo il pasticcio del contratto in house, per migliorare la raccolta differenziata di almeno un +20%.

L’efficientamento del personale e la revisione dell’organigramma – altro capitolo del documento da sottoporre ai tecnici – pare invece un po’ più complicato.

Laguzzi è sicuro: “Amag deve puntare sullo sviluppo delle energie rinnovabili. asset strategico. Creare una specifica controllata o gestirla internamente? Vedranno i manager del Gruppo”.

Nozze o fusione?

Nel medio termine Palazzo Rosso spera che Amag e Acos facciano la pace dopo le litigate (in corso) per il contratto di rete e che guardino alla creazione di una sola multiutility provinciale per la gestione dell’acqua.: “Entrambe stanno soffrendo per i pochi investimenti, per le tariffe basse e per il fatturato stagnante”.

Il secondo passo potrebbe essere un gruppo unico, da Casale a Ovada, una grande Amag che possa reggere la concorrenza dei colossi mondiali delle energie e delle utenze. “Nelle prossime settimane nomineremo il nuovo presidente, cercheremo di riorganizzare il Gruppo, ridurne le spese e di motivare il personale in base al merito”.

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