Brunella Bolloli: dalla Pulce alla Tv, in difesa del giornalismo di qualità

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  • La giornalista alessandrina racconta la lunga carriera e i suoi primi passi proprio qui, alla Pulce
  • “Vittorio Feltri ha creduto in me, per questo gli sono grata”
  • Contro influencer e creatori di contenuti serve una comunicazione professionale e attendibile

La vediamo sempre più spesso battagliare come ospite nei talk show politici, ma il suo sogno sarebbe quello di condurre un programma televisivo tutto suo.

L’alessandrina Brunella Bolloli, professionista al quotidiano Libero, si può dire abbia mosso i primi passi nel giornalismo nella sua città natale, anzi, proprio alla Pulce nell’orecchio quando ancora c’era l’edizione di carta.

“Ai tempi del liceo classico scrivevo già sul giornalino scolastico fondato da Antonio Visca: il mio sogno fin da piccola è sempre stato di fare questo mestiere, mi pensavo inviata internazionale. Così chi voleva fare il giornalista si doveva guardare un po’ attorno per fare esperienza. La Pulce? Fu breve, ma si può dire fosse la prima. Poi approdai al Piccolo per raccontare l’universo giovani. Avevo 18 anni. All’epoca esordiva anche Paolo Giordano, oggi uno dei maggiori esperti musicali in Italia”.

Il primo ‘maestro’ fu Corrado Testa, direttore della Pulce “Sempre con la sigaretta in bocca, trafelato, incarnava lo stereotipo del giornalismo dell’epoca. Era uno che sapeva fotografare la situazione e sapeva incantarti con le parole, anche solo raccontare come quanto fosse buono un panino al bar. I giornali locali sono comunque una buona palestra per imparare”.

Gli studi a Milano

Dopo la maturità classica Brunella Bolloli ha un attimo di ‘sbandamento’ dal suo sogno: facoltà di architettura al Politecnico: “Mi sentivo fuori posto, non ero poi appassionata della materia. Così cambiai: scienze politiche con indirizzo internazionale. Master all’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Lì conobbi Vittorio Feltri”.

Vittorio Feltri e Libero

Il fondatore di Libero era uno dei tanti ospiti illustri che visitava la platea dei 40 studenti del master, molti dei quali orientati però più alla carriera diplomatica.

“Fu una rivelazione: parlava molto chiaro, mentre tutti gli altri ti guardavano dall’alto in basso. Era alla mano. Così riuscii ad avvicinarlo per raccontargli che mi sarebbe piaciuto fare la giornalista. Feltri aveva appena aperto Libero, era il 2001. Il colloquio di lavoro me lo fece Alessandro Sallusti un giovedì, il lunedì dovevo già iniziare sebbene non avessi terminato il master. Presi il ‘treno’ di Libero e riuscii pure a terminare la specializzazione”.

Era una ‘matricola’, ma arriva subito la sua occasione: raccontare l’attentato alle Torri Gemelle. Come primo impiego scelse gli ‘esteri’, un settore marginale per un giornale d’opinione come Libero, ma con lo scoppio della guerra al terrorismo Bolloli fu subito catapultata nel giornalismo da prima pagina.

Con la successiva apertura della redazione di Roma voluta dal nuovo editore Angelucci Brunella si dovette trasferire nella capitale, sempre a tempo di record: tanto ci starai un annetto, dicevano. “Ci ho vissuto per 16 anni, facendo di tutto: dalla cronaca alla politica. Ricordo ancora il primo servizio. Riuscii ad entrare in Campidoglio con uno zaino in cui avevo messo un sasso, proprio per dimostrare che al Comune di Roma non erano all’erta sul terrorismo”.

Nel 2017 il ritorno a Milano, senza mai dimenticare Alessandria dove ha la sua famiglia d’origine, con ruoli più di coordinamento e di gestione dell’online. “In vent’anni il giornalismo è cambiato tantissimo. Ora devi essere multimediale, se non sai fare un reel con lo smartphone resti indietro”.

Giornalisti e influencer

La chiacchierata con Brunella è stata fatta molto prima che scoppiasse il caso Balocco-Ferragni e che si parlasse del ruolo degli influencer nella comunicazione contemporanea, tra sovraesposizione mediatica e fake news. “Mi dispiace che anche loro talvolta vengano scambiati per dei veri giornalisti che a differenza loro hanno studiato, si sono sacrificati ed hanno delle solide basi. C’è confusione nella categoria dei comunicatori, non basta fare dei post sui social per essere considerato credibile. Autorevolezza e popolarità sono due cose diverse. Anche a me non dispiace il titolo un po’ gridato, l’importante è che sia vero”.

Adesso che Libero è considerato un giornale filogovernativo Brunella è anche un po’ più in televisione: “Mi piace andare ai talk show anche se ricevo tanti insulti da chi la pensa diversamente”

Feltri, l’icona

Oggi Libero è diretto da Mario Sechi e Davide Capezzone, ma per molto tempo è stato retto da Vittorio Feltri: “Gli sarò sempre grata per aver creduto in me senza alcuna raccomandazione, ma capendo solo che fossi spinta da una grande passione. Com’è? Ha ancora il guizzo e il senso della notizia, scrive in modo chiaro e parla alla gente. Non è vero che sia un misogino, anzi, considera le donne molto più lavoratrici dei maschi. Stagista o professionista, ha dato spazio a tutti e non ha mai censurato nessuno”.

Rifaresti tutto? “Sono contenta dei miei traguardi, ho lavorato tanto. Forse ho sacrificato un po’ la vita privata”.∎