Salario minimo a 10 euro. 6 mila firme in Piemonte

Aiuta il giornalismo indipendente

Supporta La Pulce nell'Orecchio in questo periodo difficile in cui l'informazione, anche quella scomoda, fa la differenza sulle fake news e la misinformazione.

SALARIO MINIMO A 10 EURO: DAL PIEMONTE PIÙ DI 6.000 FIRME. ORA CONTINUA LA BATTAGLIA PER LA DIGNITÀ DI CHI LAVORA

Il 28 novembre Unione Popolare consegnerà al senato le firme per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un salario minimo legale a 10 euro lordi. In Italia sono state raccolte più di 70.000 firme.

“Il Piemonte – ha dichiarato il segretario piemontese del PRC-SE Alberto Deambrogio – ha contribuito a questo buon risultato con più di 6.000 sottoscrizioni al testo di legge con un lavoro durato mesi, in cui le attiviste e gli attivisti di Unione Popolare hanno incontrato ai banchetti le varie soggettività che oggi compongono un mondo del lavoro sempre più frastagliato e umiliato. Quel che sta succedendo nel Piemonte ex manifatturiero è sotto gli occhi di tutti e chi ha firmato sa quanto sia difficile guadagnare un salario sufficiente per vivere con dignità”.

“Al di là del minimo a 10 euro lordi, della rivalutazione automatica e del fatto che a pagare debbano essere i padroni e non la fiscalità generale e cioè chi lavora, questa legge può diventare un nuovo e potente principio di organizzazione per lavoratrici e lavoratori spesso in una condizione di divisione costruita da chi ha voluto la loro sconfitta; col salario minimo a 10 euro tutte e tutti loro potranno rivendicare insieme nuovi aumenti e in prospettiva nuovi diritti omogenei”.

“Quella appena conclusa – ha concluso Deambrogio – non è stata una raccolta di firme su una petizione on line, ma un percorso faticoso e certificato, che può aprire una nuova stagione di discussione e lotta sul valore del lavoro. Dal Piemonte abbiamo chiara la consapevolezza che chi, come le aziende italiane nel 2021, ha fatto utili netti per 99 miliardi di euro non può non contribuire a una reale distribuzione del reddito. Va rotta definitivamente l’idea che il salario sia un problema per la nostra economia, che è tra le prime per l’export in Europa. Il problema semmai sta a casa nostra, dove governi di centro sinistra, tecnici e di centro destra hanno deciso scientemente di soffocare la domanda interna”.