Un fenomeno che ormai è visibile, anche ad occhio nudo da qualche settimana a questa parte,sono le lunghe file davanti alle farmacie e ai laboratori medici di persone in attesa del tampone.
Un’immagine che dà la rappresentazione di una nazione in preda al panico considerato che questo fatto ( le code ) sembra essere tutto italiano.
La variante Omicron (ormai è assodato che ‘buca” i vaccini) potrebbe essere la causa di questo fenomeno perché si presenta molto contagiosa e diffusa e se, associata alla progressiva perdita di immunità dei vaccini, aumenta la sua intrinseca trasmissibilità. Secondo alcuni studiosi questa variante avrebbe una capacità di contagio 5 volte superiore rispetto alla variante Delta.
Sempre secondo questi studi scientifici la variante Omicron si presenta con un rischio del 70% minore di ricovero in ospedale e con sintomi (naso che cola, senso di affaticamento, raffreddore e mal di gola) che possono benissimo essere curati a casa senza intasare le strutture ospedaliere. La variante Omicron si presenta quindi meno virulenta e letale e, in qualche modo, certifica che il virus ha perso forza e sta diventando meno aggressivo.
Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Sanità, ha affermato recentemente che con la presenza della variante Omicron “stiamo andando verso il passaggio da pandemia ad endemia”. Ciò significa che il “morbo” è ormai stabilmente presente in una popolazione e si può presentare con ciclicità stagionali e possibili focolai epidemici ricorrenti. Insomma la malattia è presente costantemente in zone o territori di una determinata nazione.
Sempre secondo altri numerosi studiosi questo fenomeno potrebbe quindi segnare l’inizio della progressiva fine della pandemia e di questa consapevolezza il governo politico del paese dovrebbe prenderne atto e agire di conseguenza.
Ad esempio: sarebbe importante assumere opportune misure di contenimento (che non possono limitarsi a imporre unicamente il vaccino a tutti, ma anche quella di perseguire un potenziamento della medicina del territorio con l’implementazione delle cure domiciliari precoci) e di prevenzione ( come curare la salute dei cittadini anche attraverso la consapevolezza che un corpo sano costituisce un’ottima barriera contro malattia e infezioni; progettare particolari monitoraggio e screening sanitario delle classi d’età o categorie di cittadini a rischio ecc.ecc).
Insomma emerge la necessità di un deciso cambiamento di approccio politico/sanitario rispetto a quello inefficace, attualmente realizzato fino ad ora e che sembra invece non subire nessun ripensamento.
Luigi Manzini
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