Non solo in Italia e non solo tra le forze politiche e accesso il dibattito sull’aumento delle bollette del gas e nell’elettricità, rispettivamente del 31% e del 40%.
Si tratta di un trend in atto in tutta Europa e nel resto del mondo anche se manca la chiarezza sulle cause dell’aumento.
Non e infatti sufficiente fare riferimento alla ripresa economica globale e dei consumi dopo i lockdown pandemici, alla domanda di energia pulita e al cambiamento climatico.
Sono aspetti veri, ma il classico rapporto tra domanda e offerta, non spiega il fenomeno dei prezzi così “inflazionati”. Che peri diventano delle giustificazioni per operazioni di carattere finanziario, come i futures sul gas.
Il prezzo del gas naturale e quello dei futures sul gas sono definiti nello stato della Lousiana dal cosiddetto Henry Hub. Dall’inizio dell’anno il prezzo dei futures sul gas contrattati negli Usa è cresciuto di oltre 94%. Cinque volte quelli di due anni fa.
Bisogna inoltre ricordare che sul mercato ci sono anche i cosiddetti CFD (contract for difference), strumenti finanziari derivati il cui utilizzo non comporta lo scambio fisico, in questo caso il gas.
I mercati principali dei futures sui prodotti energetici sono il Chicago Mercantile Exchange e il NYMEX di New York. Come per gli altri futures e, in genere, per i derivati finanziari, i trader possono usare il cosiddetto leverage, la leva, per cui un deposito limitato messo in garanzia permette di sottoscrivere contratti per un valore multiplo.
Pertanto la sola spiegazione oggettiva dell’aumento del prezzo del gas, causato dalla crescita della domanda e dei consumi, quindi non regge.
Un recente studio della Società di consulenza McKinsey sostiene che l’industria del gas naturale liquefatto (GNL) sta praticando prezzi bassi e un’offerta eccessiva e che, per la pandemia, la domanda di gas nel 2020 potrebbe diminuire dal 4 al 7%. Tanto che gli esportatori di GNL hanno cancellato alcune spedizioni di gas (più di 100 cargo statunitensi sono stati cancellati nel mese di giugno e di luglio 2020), poiché il prezzo spot nei mercati asiatici ed europei non copriva più il costo della fornitura.
In ogni caso McKinsey spiegava che in futuro lo GNL avrebbe avuto una grande potenzialità in rapporto a cinque aree di intervento: efficienza del capitale, ottimizzazione della catena di approvvigionamento, sviluppo del mercato, de carbonizzazione e digitalizzazione avanzata dei processi. In seguito, McKinsey ha valutato una crescita della domanda globale di gas intorno al 3,4% annuo fino al 2035.
Perciò l’aumento della domanda c’è, ma in dimensioni che non giustificano la sproporzionata crescita del prezzo del gas. Invece, l’aumento dei prezzi dei futures può deformare l’andamento del mercato.
Alcuni operatori sostengono che i futures non influenzano l’andamento dei prezzi, poiché si tratta di contratti tra privati, dove se uno perde, l’altro vince e sarebbero quindi a somma zero.
In realtà i futures e in generale le operazioni speculative in derivati, grazie al leverage, raggiungono numeri altissimi e riescono a influenzare i mercati e determinare i prezzi di una materia prima. Si ricordi il balzo del petrolio fino a oltre 150 dollari al barile nel 2008, alla vigilia della Grande Crisi, per poi crollare. Allora si parlò dei famosi “barili di carta”, perché per ogni barile reale di petrolio, almeno cento barili erano trattati con strumenti speculativi.
Resta ineludibile quindi l’approvazione di nuove regole sulle attività finanziarie e speculative. Il G20 non può sottrarsi a questa specifica responsabilità.
Ugo Gervasi
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