“La chiusura forzata di quasi tutte le attività economiche per effetto delle disposizioni date dal Governo per impedire il diffondersi del Covid 19, ha determinato, come prevedibile, una fortissima carenza di liquidità nel sistema economico complessivo; se l’estensione della cassa integrazione ai dipendenti delle aziende che hanno dovuto chiudere o ridurre l’attività, potrà risolvere il problema sul fronte dei lavoratori dipendenti, certamente non lo risolve sul fronte dei datori di lavoro i quali, anche se esonerati dal pagamento degli stipendi, avranno comunque l’esigenza di pagare fornitori e soprattutto avere la liquidità per il proprio mantenimento.
Inutile ricordare che il concetto attuale di “datore di lavoro” o di “lavoratore autonomo” non è più quello degli inizi del ‘900, che assimilava soggetti sostanzialmente oligopolisti e/o di grandi dimensioni, con grande capacità di guadagno e quindi di accumulo di risorse, ma è un concetto molto ampio che, soprattutto nel nostro Paese, riguarda tantissime persone con capacità reddituali non molto diverse da quelle di un lavoratore dipendente. Se questa considerazione è condivisibile è evidente che saranno necessarie misure di sostegno alle imprese con contributi a fondo perduto come è già stato fatto in altri paesi come ad esempio gli Stati Uniti d’America, la Germania ecc.In questo senso alcune cose si stanno già muovendo, come ad esempio il contributo di € 2.500 per ogni esercizio commerciale che ha dovuto chiudere, deciso dalla Regione Piemonte ma è ovvio che serviranno ben altre risorse per evitare il collasso del sistema produttivo e commerciale. Nel frattempo il Governo ha varato provvedimenti che prevedono l’ erogazione, da parte delle banche, di prestiti garantiti dallo Stato; in particolare i finanziamenti fino ad € 25.000 sono interamente garantiti dallo Stato mentre per importi superiori la garanzia statale scende percentualmente in proporzione all’aumento dell’importo finanziato: non sarà la medicina risolutiva ma intanto può risolvere i problemi più immediati in attesa che, a livello governativo ma soprattutto comunitario, si adottino altri strumenti più efficaci. E’ inoltre certamente necessario che il Governo vari la realizzazione di quelle opere pubbliche, di cui si discute da tempo, poiché non vi è miglior soluzione agli attuali problemi economici che la creazione di tanti posti di lavoro veri.
Tuttavia, anche per effetto della nostra attività professionale, abbiano avuto notizia di alcune difficoltà che, soprattutto i piccoli imprenditori, hanno riscontrato nell’ottenimento dei finanziamenti previsti dal Governo da parte delle banche alessandrine; in particolare in alcuni casi le banche hanno subordinato la concessione del finanziamento all’estinzione di altro rapporto debitorio preesistente, allo scopo di vederlo sostituito con un nuovo rapporto con garanzia dello Stato: così facendo è di tutta evidenza che la banca anziché rispondere all’esigenza di immissione di liquidità segue l’obiettivo di tutelare se stessa! In altri casi le banche hanno negato anche contributi inferiori ai € 25.000 (e quindi interamente garantiti dallo Stato) allegando il fatto che, in caso di insolvenza, le stesse avrebbero comunque dovuto sostenere delle spese legali prima di poter accedere al rimborso da parte dell’Ente governativo!
I fatti sopra esposti evidenziano un atteggiamento che, se mantenuto, creerà enormi problemi economici al mondo produttivo con conseguenti ricadute sociali anche sul mondo del lavoro dipendente privato; è di tutta evidenza che in questa fase le logiche del “Basilea 2” sono totalmente fuori luogo; per questo motivo i parlamentari di Italia Viva effettueranno un’interrogazione alla Banca d’Italia affinché vigili ed impedisca queste pratiche ulteriormente recessive.
Massimo Brina
Massimo Grattarola
Italia Viva Alessandria
Italia Viva Alessandria: “Opere pubbliche per posti di lavoro veri”
La Pulce nell’Orecchio
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