Eternit, rinviato a giudizio Schmidheiny, mister Eternit che odia gli Italiani

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Finalmente Schmidheiny potrà essere inchiodato alle sue responsabilità per i decessi per mesotelioma e altre malattie asbesto correlate che ha provocato violando tutte le misure di sicurezza in danno dei lavoratori, ma anche dei cittadini. Rimaniamo in prima linea a chiedere la condanna dell’imputato, ma, grazie all’intervento del Ministro Bonafede sulla prescrizione, sarà più difficile per il magnate svizzero farla franca. Questa volta abbiamo più fiducia nella giustizia italiana“, commenta soddisfatto il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Avv. Ezio Bonanni, dopo la lettura del dispositivo del Giudice dell’Udienza Preliminare, Fabrizio Filice che ha rinviato a giudizio Stephan Schmidheiny, per omicidio volontario (art. 575 c.p.) per la morte di 392 persone, di cui 62 dipendenti dell’Eternit Casale Monferrato e 330 residenti delle zone limitrofetutti deceduti per mesotelioma per l’esposizione ad inquinamento ambientale da amianto.

Accolte quindi le tesi dei Pubblici Ministeri Francesco Alvino, Roberta Brera e Gianfranco Colace, i quali, durante le tre udienze nelle quali sono state esposte le argomentazioni e le conclusioni delle parti, avevano rilevato la volontarietà e la finalità di lucro che ha animato la condotta dell’imputato che, lungi dall’essere contraddistinta da imprudenza, negligenza e imperizia, è per lo più caratterizzata da quella consapevolezza, coscienza e volontà proprie di un comportamento doloso.

Bonanni, affiancato da una squadra di legali, tra cui l’avv. Alberto Costanzo, è da anni in prima linea nella battaglia contro la fibra killer in tutta Italia e nella zona di Casale Monferrato, ricorda che è attivo lo sportello di consulenza ed assistenza gratuita dell’associazione, https://www.osservatorioamianto.com/assistenza-legale-amianto/“.

Il processo, dinanzi la Corte di Assise di Novara, inizierà il prossimo novembre 2020.

Il magnate svizzero si era confidato ad un giornale connazionale spendendo parole durissime verso l’Italia (“paese fallito”) e gli Italiani (“li odio”).

Non cerchiamo vendetta ma chiediamo giustizia per la nostra gente. La decisione di oggi apre uno spiraglio alla richiesta di giustizia della nostra comunità, che ha saputo negli anni rendere libero il territorio dell’amianto ed essere faro a livello internazionale per la lotta alla produzione della fibra killer. Oggi Casale Monferrato è un territorio pulito che con il suo impegno e il suo sacrificio guida la riscossa di aree nel mondo dove ancora la produzione è in corso. Questo il significato della nostra lotta, questo è il tributo ai nostri morti» Federico Riboldi, sindaco di Casale Monferrato