Neurochirurgia: quando il paziente collabora all’intervento
La chirurgia da sveglio permette di controllare in diretta le funzioni cerebrali
Lavorare in squadra per la buona riuscita dell’intervento. Un principio che in questo caso non ha interessato solo i diversi professionisti coinvolti, ma anche il paziente stesso che ha collaborato in prima persona all’interno della sala operatoria.
Si tratta della “awake surgery”, ovvero chirurgia da sveglio, a cui Nicola è stato sottoposto nelle scorse settimane presso l’Azienda Ospedaliera di Alessandria: “Quando mi hanno spiegato che l’operazione si sarebbe svolta da sveglio – ricorda visibilmente emozionato il paziente – non pensavo di essere coccolato e di trovarmi in un’esperienza così bella e naturale. Ho partecipato per tutto il tempo dell’intervento in modo attivo, riconoscendo delle immagini che mi venivano mostrate dallo psicologo, ma anche parlando del mio lavoro e addirittura di calcio con i medici. Non nascondo di aver avuto una grande paura però sono contento di averlo fatto perché è andato tutto a buon fine“.
Questa metodica, infatti, prevede una collaborazione continua con il paziente durante la procedura chirurgica per il monitoraggio di funzioni cerebrali quali il linguaggio, la memoria e la capacità di ragionamento perché “solo in questo modo è possibile asportare alcuni tumori del cervello che interessano zone importanti della persona riducendo drasticamente il rischio di creare un danno neurologico nel post operatorio” spiega il Dr. Andrea Barbanera, Direttore di Neurochirurgia dell’Ospedale di Alessandria. “Durante l’intervento – conclude il Dr. Alessandro Bertuccio, Dirigente Medico di Neurochirurgia che ha eseguito l’intervento – siamo andati a stimolare la corteccia e le fibre sottocorticali al fine di valutare la risposta durante gli esercizi eseguiti dal paziente. Questo ci permette di sapere in diretta quando è meglio fermarsi e quando il paziente può avere dei deficit che potrebbero inficiare la sua qualità di vita“.
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