Aperti per cultura: il fascino della potente fame di conoscenza

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Il nome dovrebbe essere tutto un programma, e che programma: “aperto per cultura”. Scritto così fa venire in mente un’immagine in cui spiccano musei e raffinati spettacoli teatrali, con platea immobile ed assorta nella poesia di un opera magari dai toni un po’ retrò. Oppure studiosi muniti di matita e taccuino che esplorano luoghi dall’odore di chiuso, per poi trascriverne i misteri scoperti e rifletterci su. Invece, nella manifestazione svolta venerdì sera per le strade di Alessandria pare ci sia stato più spazio per i peccati di gola che per il nutrimento dell’anima. Il che non è propriamente un male, in quanto anche grazie allo svago ci si può avvicinare ad attività più complesse, purchè si riceva l’imput giusto. Sembra che sia stata questa l’impressione avuta dal coordinamento di associazioni ambientaliste  e promozioni sociali creato diversi anni fa dall’assessore Gianni Ivaldi, che si è riunita al teatro Parvum con lo scopo di mettere in luce la situazione relativa alla cultura nella nostra provincia. Ad esprimere la loro opinione sono stati Pierluigi Cavalchini, Michelangelo Serra, Guido Ratti ed Ezio Notti. I quattro esponenti di diverse associazioni( rispettivamente pro natura, Alessandria attiva, Comitato di difesa della Cittadella e Italia Nostra) si sono confrontati su vari argomenti, esprimendo la loro perplessità non tanto sul riscontro positivo dell’evento, bensì sul fatto che le iniziative riguardanti soggetti di un certo spessore siano proposte sempre meno, e talvolta non in maniera efficace. Fra i temi in discussione è spiccato il problema relativo alla gestione di spazi in disuso come la Cittadella o l’ex Caserma Valfrè, per cui sono state proposte soluzioni alternative, ad esempio creare in quest’ultima struttura una scuola di educazione civica per migranti. Ci si interroga inoltre sul perchè alcuni edifici importanti siano ancora chiusi e non destinati ad un uso intelligente, basti pensare al teatro comunale, palco senza attori da troppi anni. Presenti nella “lista” anche il museo delle scienze naturali e la pinacoteca, elementi che potrebbero rivelarsi preziosi, attualmente non sfruttati come meriterebbero. Nel corso della riunione, nonostante le idee talvolta divergenti, è emersa una comune decisione volta a far si che l’attenzione della gente non sia solo orientata verso i divertimenti e la gastronomia, in fondo parte importante per la vita di ognuno di noi, ma anche prestata a contesti diversi e ugualmente interessanti, fonte di arricchimento e piacere tanto quanto un piatto di spaghetti. La situazione globale non è apparsa rosea, ed i tempi in cui veniva data un reale importanza al patrimonio locale sembrano essersi fermati agli anni 80′, per poi procedere lentamente verso un declino in cui opere e monumenti che rappresentano un glorioso pezzo di storia cittadina, vengono dimenticati. E stato evidenziato come, il problema non sia solo la mancanza di idee, ma anche l’assenza di una progettualità volta ad unire chi di dovere in un gioco di squadra forte e dinamico, con cui fare rete di fronte alle esigenze in modo efficace e innovativo. Altro punto dolente, evidenziato dalla sig.ra Emilia Cotichini, presente al dibattito ed esponente di Italia Nostra, sembra essere l’abitudine soprattutto in uso dai giovani, di cercare le informazioni non più sfogliando le pagine di un enciclopedia impolverata, bensì a colpi di click tramite internet, magari leggendo solo le prime righe di un testo senza volerne conoscere la storia. I canali di comunicazione online spesso non incuriosiscono gli utenti ad avere maggiori nozioni di un dato argomento , bensì vengono utilizzati soventemente con una certa pigrizia, forse uno dei nemici più potenti di quella sete di sapere che difficilmente si sazia leggendo qualche frase senza magari controllarne le fonti. Vi sono personaggi che potrebbero diventare oggetto di grande interesse da parte dei più se solo venissero presentati con entusiasmo, uomini del passato illustri e stimati come Giovanni Migliara, pittore alessandrino famoso in tutta Europa, i cui lavori dovrebbero essere visionati vista la sua maestria. Nessuno vuole puntare il dito contro chi inneggia al divertimento, sale della vita e da sempre bistrattato da chi crede solo nel rigore perchè unica realtà in grado di concepire, la riflessione sulla mancanza di interesse verso argomenti di tipo culturale vuole invece essere un monito. Un far si che ogni individuo riscopra il valore di ciò che lo circonda, provando quella sana curiosità nei confronti delle proprie radici, l’appagamento tipicamente umano che si prova davanti alla bellezza, che sia di un quadro, di un cibo dai gusti esotici o più semplicemente, di un luogo ricco di storia e fascino.

Dipinto : il mangiafagioli, Annibale Carracci

Serena Muda