Alla Cascina Rosa di Alessandria, in una mattina di fine settembre, il silenzio dei campi è interrotto solo dai latrati e dalle voci dei volontari che si muovono tra i box.
Tra loro c’è Andrea Chierico, un volontario che da anni dedica tempo ed energie ai cani ospiti del rifugio, molti dei quali arrivano da storie difficili.
Andrea racconta la sua esperienza con passione e lucidità, spiegando come il suo ruolo non si limiti a portare i cani a spasso, ma spesso significhi restituire fiducia a creature che l’hanno perduta.
“Mi occupo di quelli più difficili, i cosiddetti morsicatori o molossi.
Serve pazienza, tempo e un approccio graduale”, spiega.
La rieducazione di questi animali segue un percorso fatto di piccoli gesti: “Si parte dal cibo, da qualche bocconcino, poi un grattino attraverso le sbarre, fino al momento in cui sono loro a cercare il contatto.
Solo allora si può pensare di aprire la gabbia”.
Ogni conquista è un passo verso la normalità, come quella di un pitbull che dopo mesi di paura è tornato a passeggiare accanto a un essere umano.
Andrea racconta anche la realtà quotidiana del canile, dove nonostante l’impegno costante mancano ancora volontari e risorse.
“Quest’anno sono arrivate nuove ragazze e ci aiutano tanto.
In certi casi la presenza femminile è fondamentale, alcuni cani reagiscono meglio alle donne”. Sui casi di cronaca che vedono protagonisti i cani morsicatori, il volontario è chiaro: “Nel novanta per cento dei casi l’errore è umano. Sono cani forti, ma non cattivi. Se non sei tu il punto di riferimento, lo diventano loro, e allora i problemi iniziano”.
Pitbull, dogo, pastori: razze spesso temute e stigmatizzate, ma che secondo lui nascondono grande affetto e desiderio di contatto.
“Il pitbull è il cane più affettuoso che ci sia, ma ha bisogno di equilibrio e regole chiare.”
Per Andrea, però, non sono solo gli animali a essere educati.
“Questi cani ci insegnano tanto.
Ci insegnano la fiducia, la resilienza, la capacità di ricominciare.
Quando li vedi che dopo tutto quello che hanno passato si lasciano accarezzare, capisci quanto l’uomo può imparare da loro.”
Il volontario non nasconde le difficoltà economiche del canile, che si mantiene grazie all’impegno dell’associazione e alle donazioni.
“Abbiamo bisogno di aiuti, anche solo di tempo. Molti dicono di non riuscire a venire perché soffrono nel vedere i cani rinchiusi, ma non è vero: quando esci da qui ti senti meglio, perché hai fatto qualcosa di buono.”
Cascina Rosa, insieme agli altri rifugi comunali, ospita decine di animali e rappresenta un punto di riferimento per chi crede nel volontariato e nella responsabilità verso i più fragili.
“È un canile a cinque stelle”, sorride Andrea, “ma servono persone, servono mani e cuori.”
Le sue parole racchiudono l’essenza del volontariato: dare tempo e amore, ricevendo in cambio un insegnamento silenzioso e profondo.
Perché, come conclude lui stesso, “alla fine siamo noi che impariamo da loro cosa vuol dire davvero fidarsi di nuovo”.
Vanni CENETTA
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