ALESSANDRIA — La ex chiesa di via Ghilini, un edificio che affonda le sue radici nel XV secolo e che fu ricostruito tra il 1765 e il 1769 con la facciata in laterizio dell’architetto Giuseppe Caselli, è tornata sotto i riflettori per un episodio che preoccupa i residenti: il portone è stato trovato forzato e l’ingresso socchiuso, circostanza denunciata da un lettore e rilanciata dalla stampa locale, che segnala come la struttura sia chiusa da tempo e non più utilizzata per il culto.
La vicenda riapre la cronistoria dell’immobile — noto come Maria Domus Magnæ o ex chiesa in via Ghilini — che nei secoli ha ospitato scuole pie e confraternite, fu ristrutturato nel Settecento e, dopo varie vicissitudini, nel 1977 venne trasformato in rimessa per le auto della Questura; dal 1992 l’edificio risulta di proprietà comunale ed è ufficialmente inutilizzato e chiuso.
La segnalazione del lucchetto divelto ha acceso il timore di usi impropri e di degrado, ma — secondo alcuni abitanti della zona — è stata subito posta una nuova chiusura al portone: un nuovo lucchetto sarebbe stato apposto per impedire ingressi non autorizzati, misura che però non cancella la domanda su chi debba prendersi cura di un bene storico che appartiene alla collettività.
Questa emergenza locale si somma ad altri segnali di incuria che cittadini e associazioni hanno più volte denunciato: non si tratta solo di un portone scassinato, ma di un pezzo di città che, pur essendo di proprietà comunale, vive nel limbo tra memoria storica e abbandono pratico, lasciando aperta la domanda su progetti di recupero, destinazione d’uso e responsabilità amministrative in una Alessandria che si interroga su come non lasciare morire i suoi beni comuni.
Vanni CENETTA
Scopri di più da
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Commenta per primo