Sabato 16 agosto 2025, ai giardini pubblici della stazione di Alessandria, la scena è la stessa di troppe mattine: panchine trasformate in giacigli di fortuna, un uomo senza dimora che dorme avvolto in un giubbotto, un parco giochi che dovrebbe appartenere a bambini e famiglie ma che diventa luogo di marginalità, degrado e abbandono.
La cosiddetta “zona rossa”, più che un presidio di ordine, appare come un’etichetta nominalista, una definizione vuota che maschera l’assenza di cambiamento reale.
Attorno si accumulano carrelli della spesa abbandonati, cocci di bottiglie rotte, resti di vestiti nello squallido edificio dell’ex Cangiassi, nessuna pattuglia a segnalare
la presenza dello Stato.
L’impressione è che si sia superata la soglia dell’indifferenza: i cittadini passano, vedono e non reagiscono, mentre il decoro urbano diventa un semplice ricordo.
È amaro ammetterlo ma ormai siamo assuefatti al degrado: non ci indigna più. Infatti non è vietato dormire su una panchina, ma per una società che si definisce ricca è un fallimento collettivo che qualcuno sia costretto a farlo.
La vera domanda non è perché quell’uomo sia lì, ma perché la città abbia smesso di chiederselo.
Vanni CENETTA




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