
Alessandria si risveglia con l’ennesimo episodio di inciviltà che lascia sgomenta la città: nel quartiere Cristo, su via Gandolfi, un bidone della spazzatura è stato dato alle fiamme il giorno di Santo Stefano.
Questo atto vandalico, si somma ad una serie di episodi simili che hanno colpito vari quartieri della città, e evidenzia un fenomeno che sembra inarrestabile.

L’atto di incendiare i bidoni, [in alcuni casi danneggiando anche automobili come accaduto in Viale Medaglie d’Oro], appare come il segno di una società sempre più violenta e alienata, dove una minoranza di individui, forse non integrata, esprime il proprio disagio attraverso gesti distruttivi.
Il fuoco, simbolo di violenza incontrollata, diventa un grido di ribellione o, forse, un morboso tentativo di attirare attenzione mediatica.
Ma quale messaggio vogliono lanciare gli autori di questi atti?
Disagio sociale, mancanza di lavoro, abbandono istituzionale: questi i possibili moventi dietro gesti che distruggono senza offrire soluzioni.
L’abbandono percepito nei quartieri, visibile anche nei giochi spensierati dei bambini che cresceranno in un contesto di desolazione, alimenta una spirale pericolosa.
E mentre ci si interroga sulla necessità di risposte concrete, come l’aumento dei controlli, l’uso di telecamere e fototrappole, la città rimane in attesa, incapace di prevedere se questo fenomeno si arresterà o se diventerà un’abitudine sempre più radicata.
Resta una utile avvertenza: evitare di parcheggiare vicino ai bidoni, un piccolo gesto per limitare i danni, in un clima di paura crescente che richiede un colpo di reni da parte delle istituzioni per non lasciare che Alessandria bruci, letteralmente, sotto i nostri occhi.
Vanni CENETTA
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