Alessandria a trent’anni dall’alluvione del 1994: tra errori del passato e nuovi interventi attesi

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A pochi giorni dal trentesimo anniversario della tragica alluvione del 1994, Alessandria si interroga su quanto è stato fatto e, soprattutto, su quanto resta ancora da fare per garantire la sicurezza idrogeologica del territorio.
Da un incontro avvenuto nella cascina di Mauro Novelli, agricoltore della zona, emergono riflessioni importanti sulla gestione e manutenzione dei corsi d’acqua, con una critica mirata a interventi che, anziché mitigare i rischi, sembrano averli aggravati.
Novelli ha sottolineato come il tracciato anomalo della tangenziale, progettata senza ascoltare le osservazioni degli agricoltori, stia causando oggi erosione agli argini del fiume Tanaro, evidenziando l’impatto di un progetto che all’epoca non fu modificato per scelte ormai consolidate.
Con la stessa preoccupazione, si discute degli interventi pianificati dal PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), che prevedono quattro misure principali, tra cui casse di espansione e il rialzo degli argini.
Tuttavia, con 21 milioni di euro a disposizione e costi già esorbitanti, c’è il timore che solo una parte dei lavori venga completata.
La priorità, per Novelli e altri agricoltori, sarebbe proprio la costruzione delle casse di espansione, da avviare senza ulteriori ritardi per evitare che eventi estremi futuri diventino inevitabili disastri.
Anche Giovanni Viale, altro abitante della zona, ha evidenziato come la cementificazione e la costruzione degli argini abbiano ridotto gli spazi di espansione naturali, aumentando la forza distruttiva del fiume Bormida durante le piene e portando ad alluvioni evitabili con una pianificazione più attenta.
Un esempio emblematico è quello dell’area commerciale “Alessandria 2000,” costruita in una zona che, senza argini, avrebbe evitato allagamenti significativi.
Tra le proposte per il futuro, Viale suggerisce di tornare a una manutenzione regolare e capillare dei fiumi, come si faceva decenni fa, rimuovendo ghiaia e isolotti che oggi deviano il flusso erodendo le sponde.
Emblematica è l’isola formatasi sul fiume Bormida: un’anomalia ignorata dalla manutenzione che però devia il corso d’acqua sulle sponde causando danni.
Per gli agricoltori, gli interventi futuri devono tenere conto sia della sicurezza che dell’ambiente, integrando la protezione degli argini con una cura attiva e costante dei corsi d’acqua.
A pochi giorni dall’anniversario dell’alluvione, il messaggio è chiaro: la sicurezza del territorio passa da interventi efficaci e da una progettazione che sappia imparare dagli errori del passato.

Vanni CENETTA