Referendum sul lavoro? Prima non erano d’accordo?

Aiuta il giornalismo indipendente

Supporta La Pulce nell'Orecchio in questo periodo difficile in cui l'informazione, anche quella scomoda, fa la differenza sulle fake news e la misinformazione.

Leggere alcuni manifesti ci procura un senso di rabbia e fastidio non tanto per il contenuto che viene proposto e cioè quello di raccogliere le firme per indire un referendum atto ad abolire le norme che hanno distrutto ogni tutela e sicurezze nel mondo del lavoro, ma perché i proponenti di questa iniziativa surreale, a suo tempo, non mossero un dito per fermarle.
La macchina politico ideologica (sostanzialmente il PD [con l’inerzia dei sindacati confederali]) attraverso il JOB ACT infatti diede il via al più grosso smantellamento delle sicurezze e della normativa di garanzia del mondo del lavoro italiano rendendolo di fatto precario e gestito unilateralmente dalla parte imprenditoriale.
Abbiamo già avuto modo di dire che queste forze politiche/sindacali invece di intervenire per chiedere una VERA RIFORMA, INVESTIMENTI E RISORSE nel mondo del lavoro insistono su un aspetto, il referendum, che ha il solo scopo di mostrare un certo attivismo in un settore che loro stessi hanno contribuito a frammentare, scomporre e rendere più povero senza nessuna possibilità concreta di modifica delle attuali infime condizioni del mondo del lavoro.
Ancora una volta si fa leva sulla presunta scarsa memoria degli italiani cercando di guadagnare consenso e partecipazione senza però indicare chiaramente quali sono state le forze politiche che hanno riformato in modo peggiorativo il mondo del lavoro italiano.

Fabio Boldrin