Batosta milionaria sul Comune per un mancato reintegro a lavoro

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  • Vincenzo Pasino non molla: a 81 anni chiede di tornare a lavoro nel Comun e di Alessandria come sentenziato nel 2011.
  • Vicenda kafkiana che va avanti da 30 anni
  • Il risarcimento per i mancati stipendi, in totale è 3,5 milioni di euro (2,7 rimanenti)
  • Sei sindaci potrebbero essere chiamati alle responsabilità del caso

Sul Comune di Alessandria già in difficoltà a far quadrare i conti di bilancio e alle prese con tanti grattacapi per la situazione della multiutility e delle sue controllate (Amag Mobilità, Amag Ambiente, Reti Idriche…), potrebbe abbattersi a breve un’altra grana che si trascina da trent’anni e che si sta per riproporre con il nuovo anno. Una cambiale milionaria già ampiamente scaduta e che continua a costare migliaia di euro di soldi degli alessandrini, ogni mese in più che si aspetta a onorare.

Il ‘caso Pasino’ è un problema che potrebbe coinvolgere direttamente anche i sei ultimi sindaci (o eredi) – di centrodestra e centrosinistra – , tutti a conoscenza del problema che non è mai stati risolto definitivamente, sebbene si tratti di un fatto unico nel panorama giuslavorista italiano, non solo per il tempo trascorso in cui la questione non si è risolta completamente.

Vincenzo Pasino, oggi 81enne, già assessore comunale ai tempi di Felice Borgoglio negli Anni ’70 e poi dirigente comunale del Centro Elaborazione Dati non si arrende: da erede di un vero combattente (il partigiano Bruno Pasino, medaglia d’oro al valore, torturato e ucciso dai nazifascisti), non molla e chiede ciò che la giustizia gli ha concesso.

Cosa era successo

Era stato sospeso dal servizio tre giorni dopo l’alluvione del 1994, per un presunto favoritismo ad una cooperativa di giovani non per arricchirsi ma per ‘prestigio personale’, ma ufficiosamente sembra che alla base ci fossero scontri sull’organizzazione e gestione – diciamo così – degli uffici che dirigeva. Chiedere ai socialisti alessandrini di che fasta è fatto Vincenzo Pasino.

La storia è lunga e va sintetizzata per arrivare al nodo di oggi. Le cause legali si sono protratte fino al 2011 quando è stato annullato l’atto di recesso, ripristinando giuridicamente il rapporto di lavoro da dirigente pubblico, oltre al ristoro economico dovuto, sebbene Pasino avesse ormai età da pensione.

Che fare? Palazzo Rosso – dopo numerose sollecitazioni – gli ha pagato un acconto per retribuzioni, spese e oneri fiscali e previdenziali, senza mai reintegrarlo sul posto di lavoro ed eventualmente metterlo in pensione dopo pochi mesi.

Così i mancati stipendi si sono accumulati e si accumuleranno ancora, nonostante le continue richieste di reintegro dell’ex dirigente CED.

Ad ogni nuova amministrazione, Pasino ha reiterato la richiesta, trovando sempre risposte vaghe dai politici e un muro dai dirigenti che a colpi di carte bollate avrebbero cercato di non mettere in pratica ciò che la giustizia italiana aveva sancito, o perlomeno di ritardarne la decisione, dal momento che il conto è salatissimo: dedotto l’anticipo, mancano più di 2,7 milioni di euro da pagare per stipendi arretrati. E più passa il tempo e più il monte cresce.

Danno erariale

Anche l’attuale giunta Abonante è al corrente della spada di Damocle con il nome del figlio del partigiano inciso sopra, pendere sulle casse comunali. Per ora nulla di definitivo: così Pasino ha lanciato l’ultimo attacco (in ordine di tempo): una denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale per inottemperanza alla sentenza dichiarata immediatamente esecutiva e confermata dalla Suprema Corte di cassazione a luglio 2011, ma mai applicata. Link

Un bel biglietto di benvenuto per i nuovi dirigenti che dovranno arrivare e insediarsi a Palazzo Rosso.∎