Interessante articolo della Repubblica di qualche giorno fa nel quale, finalmente, ci si accorge che nel giro di un ventennio l’Italia ha subito una regressione economica così grave che si è riflettuto drammaticamente anche sulla entità dei salari che sono addirittura più bassi che nel 1990.
” l’Italia è l’unica tra le economie avanzate di quel tempo( 1990) dove, rispetto ad allora, i salari sono diminuiti”. L’Ocse, elabora una statistica a parità di potere d’acquisto, “calcola che in Italia il salario medio di un lavoratore dal 1990 al 2020 è sceso del 2,9%. Nello stesso periodo in Francia e Germania i salari medi sono cresciuti più del 30%, negli Stati Uniti quasi del 50.
Se gli stipendi non sembrano aumentare mai, dunque, è perché il Paese ha smesso di crescere da troppo tempo così riporta l’articolo ma c’è un altro dato che esprime questa stagnazione. L’Ocse calcola che il Pil italiano per ogni persona occupata era pari nel 2020 a circa 85 mila dollari, appena poco di più degli 83 mila del 1990. È come se nonostante la meccanizzazione, l’euro, la globalizzazione, l’esplosione del Made in Italy, la diffusione dell’informatica e la rivoluzione digitale avessero lasciato il Paese lì dove era trent’anni fa. Anzi, in qualche modo, tutto ciò avesse danneggiato lo sviluppo industriale ed economico del Paese
In Germania, al contrario, il Pil per persona occupata è passato da 71 mila a 88 mila dollari, in Francia da 78 a 95 mila, negli Stati Uniti da 80 a 128 mila. Nell’articolo risultano particolarmente interessanti i dati sulla perdita di potere d’acquisto reale dei lavoratori italiani.
Il resto è accademia, dal consueto, immancabile riferimento ai dati TFP ( tasso di crescita calcolato come differenza tra PIL potenziale e quello realmente registrato) per arrivare alla convinzione che il PNRR ( Recovery Fund) aiuterà a riequilibrare il gap con gli altri paesi.
Molti tra gli analisti più seri si fa strada la convinzione che l’Italia, all’interno della gabbia europea e nell’attuale congiuntura economica e geopolitica, non potrà mai recuperare quella capacità imprenditoriale e di crescita che hanno contraddistinto gli anni del secondo dopoguerra e il benessere che ne è conseguito.
A tutto ciò si aggiunge il vertiginoso aumento dei prezzi e dei servizi avvenuto in questi anni ( solo la benzina il 96%) per prevedere un futuro molto difficile e problematico per molti.
Enrica Gardiol
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