Anche il senatore Massimo Berutti ha partecipato al presidio dei lavoratori ad Acqui Terme, davanti alla sede del Grand Hotel, convocato dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs a seguito dello stato di crisi dichiarato.
“Le Istituzioni stanno facendo la loro parte, ma le Terme sono il fiore all’occhiello dell’Acquese e questo patrimonio va conservato e tutelato – ha commentato il senatore durante il suo intervento -. Il dialogo tra le parti non deve mancare e dovrebbe essere rilanciata una nuova collaborazione. Bisognerebbe valutare soluzioni che prevedano maggiore condivisione ed un eventuale affiancamento al privato, per garantire l’equilibrio del territorio e un futuro alle famiglie dei lavoratori. L’Amministrazione pubblica, che dovrebbe puntare ad una visione più lungimirante e ampia, dovrebbe essere sostenuta e incentivata da un progetto integrato pubblico-privato, per cercare di innescare un principio di rilancio delle Terme di Acqui. Oppure il privato venda a chi vuole fare sviluppo”.
Agri e turismo
Cia Alessandria esprime preoccupazione per la vicenda legata al futuro delle Terme di Acqui, che rischia di causare un enorme danno a un vasto indotto, compreso quello agricolo.
La chiusura del Grand Hotel e del comparto termale comporterebbero ripercussioni all’economia locale, in relazione all’assenza di un flusso turistico e di utenti visitatori.
Commenta la presidente provinciale Daniela Ferrando: «Sarebbe un impoverimento per tutto il territorio. In particolare, il settore agricolo propone, di riflesso, servizi ed esperienze particolarmente gradite dal pubblico termale. Pensiamo al settore agrituristico, all’enoturismo, alle aziende che effettuano vendita diretta. Sforzi e risorse sono stati profusi anche per la creazione della nuova Strada del Vino del Gran Monferrato, che vede Acqui Terme tra i grandi protagonisti del progetto. Non valorizzare, anzi, addirittura non mantenere attivi, i punti di forza e un settore strategico come quello termale, vanificherebbe molti traguardi raggiunti o in via di sviluppo, anche di parte agricola».
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