Doveva essere l’anno dell’economia sostenibile – alla Greta Thumberg -, delle attività umane compatibili con il pianeta e il rispetto delle risorse. Si erano già predisposte agende e protocolli internazionali che prevedevano un cambio di modello economico a partire dalla mobilità umana in ogni sua forma. Sono state, inoltre, varate una serie di legge di accompagnamento per eliminare gradualmente la plastica, per convertire la mobilità automobilistica dalla benzina e dal diesel all’elettrico e con una serie di altre iniziative atte a liberare l’atmosfera dalla morsa delle PM10 e delle plastiche e invece ci ritroviamo sommersi da migliaia e migliaia di nuovi rifiuti, le mascherine chirurgiche contenenti le dannosissime microplastiche pericolose, difficilmente degradabili ed insidiose perché invisibili e pervasive presenti ormai dappertutto nell’acqua, nel suolo e in ciò che mangiamo e beviamo e i cui effetti sulla salute ancora sono poco conosciuti. È una subdola forma di inquinamento che interessa ormai intere aree del pianeta.
Ebbene qualcuno ha calcolato che nella frase 2 in Italia potrebbero essere usati 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti.
Le associazioni ambientaliste sono in allarme: se anche solo 1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente si tradurrebbe in oltre 40mila kg di plastica in natura.
Nessun problema per quelle in tessuto lavabile.
Luigi MANZINI
Allarme nuovi rifiuti
La Pulce nell’Orecchio
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