ALESSANDRIA SOTTO LE BOMBE
E’ il primo massiccio bombardamento che si abbatte sulla città, di domenica, poco dopo mezzogiorno, trovando la popolazione sorpresa, impreparata e senza difese. Con intervalli e ondate successive l’attacco ha termine dopo le 14. Era una giornata di piena primavera con il cielo terso e privo di nuvole. Sarà, con 239 vittime, anche l’attacco più sanguinoso subito dalla città nell’ultimo terribile anno di guerra. Le numerose e imponenti squadriglie di bombardieri americani, quadrimotori, B-17 e B24, scaricarono tonnellate di bombe scortati da aerei caccia che scendendo in picchiata a quaranta metri d’altezza mitragliano strade e piazze affollate di gente. Le zone più colpite riguardano il quartiere Cristo e la Pista, rioni popolari abitati, in prevalenza, da ferrovieri, operai e impiegati. Gli stabilimenti della Mino e della Borsalino subirono importanti danni. Ma furono gravemente lesionati anche diversi edifici pubblici e chiese del centro: il Duomo, la chiesa di S. Alessandro, il palazzo Trotti Bentivoglio, la Biblioteca storica del Risorgimento (50 mila volumi), la Quadreria Trotti, la Casa Michel agli Orti, il Palazzo dei Commercianti e la sede della Croce Rossa.
L’ampiezza dell’attacco portato alla città non aveva, con tutta evidenza, solo il compito di distruggere la stazione e lo scalo ferroviario – il secondo per importanza dopo quello di Bologna – ma di terrorizzare la popolazione civile. Quel primo bombardamento a tappeto mise in evidenza, al di là dell’abnegazione dei volontari e dei Vigili del Fuoco, la disorganizzazione e la carenza di mezzi con cui le autorità cittadine fronteggiarono quegli eventi drammatici. Nella notte di lunedì primo maggio la città, a poco più di 24 ore dal primo attacco fu nuovamente bombardata dagli inglesi con ordigni incendiari sganciati su tutto l’abitato. Colpito da una bomba incendiaria crollò in rovine il settecentesco Teatro Municipale e presero fuoco innumerevoli case e la Borsalino. In quello stesso giorno chi si era salvato, ed era nella condizione di poterlo fare, abbandonò Alessandria diventando uno sfollato.
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