Alla fine di maggio scadrà il contratto d’affitto della Borsalino, società florida nella produzione, ma ancora in mano ai curatori fallimentari. Nello stabilimento di Spinetta ci lavorano 134 persone, perloppiù “Borsaline”, ovvero donne.
E dalla Regione c’è chi propone una soluzione: il workers buyout, ovvero un’operazione di acquisto di una società realizzata dai dipendenti dell’impresa stessa.
Il segretario provinciale CGIL, Franco Armosino ha chiesto alla Regione la massima attenzione nel garantire il futuro allo stabilimento, oggi in stato fallimentare nonostante l’elevato numero di commesse.
“La produzione deve continuare, facendo prevalere nella complessità del fallimento la logica sociale rispetto a quella economica”
ha sottolineato la sindacalista Maria Iennaco presentando la situazione dell’azienda.
Sono poi seguiti gli interventi dei capigruppo del Pd e di Scelta di rete civica, che si sono soffermati rispettivamente sulla necessità della salvaguarda dei posti di lavoro per vivere con dignità e sulle responsabilità anche della politica nella crisi che ha condotto al fallimento.
Nonostante i flash mob, le mostre e le attestazioni di solidarietà della città che ha rispolverato il Borsalino sulla testa, le sorti sono legate a questioni maledettamente economiche e burocratiche.
Commenta per primo